Il 18 gennaio Norman Zarcone avrebbe compito quarant’anni. Saranno quindi 13 anni da quel tragico 2010, quando decise di gridare nel modo più straziante possibile il proprio sdegno verso quell’ inossidabile struttura di potere che delegittima la massima agenzia formativa e culturale del Paese. Il giovane si suicidò lanciandosi da una finestra dell’Università di Palermo.

Il padre di Norman non smette di  cercare la verità

Il padre di Norman non smette di lottare per cercare la verità su suo figlio e, come ogni anno, ha organizzato la “Giornata del Merito in memoria di Norman Zarcone”, istituzionalizzata dal Comune di Palermo per mercoledì 18 gennaio. “Solo silenzi da parte delle istituzioni – dice il giornalista Claudio Zarcone, padre di Norman, in una nota -. La morte non fa più notizia se non c’è dietro un fatto scabroso, contorsioni sentimentali, perversioni mentali o uno dei valori-cornice di questa società che non premia i talenti, sbeffeggia le ambizioni e insulta i sogni”.

Il padre parla di “omicidio di Stato”

“A poche ore dalla morte di Norman, ho parlato di omicidio di Stato. Si è nei fatti assassinato un ragazzo brillante, giornalista, musicista, filosofo, che d’estate – questa è storia, non fake da social – faceva il bagnino in un Circolo nautico per apprendere l’etica del lavoro. Altro che ‘choosy’, ‘bamboccione’ o ‘sfigato’. Ed ecco perché avevo pure presentato un esposto in Procura contro l’allora ministro Fornero, che aveva offeso gratuitamente la memoria di mio figlio e i tanti Norman d’Italia. Esposto che, chiaramente, non ha trovato un seguito: chi sarà mai questo giovane che parla di Logica, Meccanica quantistica e suona divinamente l’intro di Firth of Fifth dei Genesis al pianoforte?”.

“Questa è storia, non fake da social”

“Egregio ministro, politico all’auge, collega giornalista, Magnifico, Vostra Eccellenza, che mi sta in cagnesco per que’ pochi scherzucci di dozzina – conclude Claudio Zarcone – riesce minimamente a immaginare quello che io provi pensando al corpo di mio figlio spiaccicato al suolo? Riesce minimamente a immaginare quello che io provi quotidianamente al pensiero di mio figlio che non è morto sul colpo (so anche questo, purtroppo)?”.

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