La maggioranza a Sala d’Ercole, sede del Parlamento regionale, non c’è. Ma stavolta non perchè sia distratta dalla campagna referendaria e assente. Stavolta perchè ha deciso di votare contro. E’ un tiro al piccione la sequenza di votazioni sulle norme dell’assestamento di bilancio della Regione siciliana. Dopo che il Presidente dell’Ars ha deciso di stralciare oltre 60 provvedimenti di spesa i deputati della stessa maggioranza hanno annunciato che non voteranno, la manovra.
Vacilla, dunque, la norma da 220 milioni che, però, nel frattempo rischia di rasentare i 300 milioni per effetto di mutui e prestiti
Ardizzone è accusato di aver utilizzato un criterio che non è omogeneo. Insomma di aver stralciato a ‘simpatia e antipatia’ cassando norme legittime e lasciandone di non in linea con la materia economica e di bilancio o di aver cassato solo in parte norme di materia omogenea ad esempio per il territorio ennese, lasciando in piedi quelle del messinese.
Giusto o sbagliato che sia stato l’operato della Presidenza di fatto la norma è diventata terreno di scontro e le conseguenze si sono viste alla votazione dell’articolo 7 che prevedeva oltre 8 milioni e mezzo per pagare l’Iva sul contratto di servizio per il trasporti ferroviari in Sicilia che vale, complessivamente, 110 milioni-.
Il deputato Giovanni Greco ha chiesto il voto segreto e la norma è stata bocciata con 37 no contro 33 sì. Undici i franchi tiratori nella maggioranza contati in base alle presenze. La conseguenza, secondo il governo, è che non si potrà rispettare il contratto di servizio con Trenitalia e non si potrà pagare un solo euro col rischio che il debito da 100 milioni assunto contrattualmente vada a finire fuori bilancio.
La catastrofica eventualità prospettata dal governo di conseguenze sui trasporti ferroviari in realtà non spaventa nessuno visto che è probabile la norma torni nei prossimi provvedimenti e Trenitalia non interromperebbe mai un pubblico servizio ma l’avvicinarsi della fine dell’anno rende concreto il rischio che il debito finisca fuori bilancio incidendo sulla correttezza dei conti regionali.
Tutti d’accordo, invece, sul nuovo mutuo da 65 milioni di euro. Si tratta, per una volta, di investimenti e non di pagare prebende, ma saranno i comuni ad effettuare questi stessi investimenti. Via libera anche a 29 milioni per Città metropolitane e Liberi consorzi, 24 per stipendi e spese ordinarie e 5 per il fondo per l’assistenza ai disabili. Approvata anche la norma per i precari dei Comuni in dissesto.
E oggi si torna in aula fra le tensioni non ancora sopite che, al contrario, rischio di esplodere
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