Ancora ritardi per il concorso Amat bandito l’anno scorso per la selezione di 100 autisti. Dopo un primo stop per i ricorsi (accolti) per eliminare i limiti di età imposti dal bando, ora altri 19 candidati hanno vinto un ricorso per eliminare il vincolo del conseguimento del diploma di scuola superiore. Sostengono che fosse illegittimo mettere questo “paletto” e alla fine il giudice ha ammesso il loro ricorso in extremis, a tempo scaduto. In 19 l’hanno spuntata: con la terza media potranno partecipare lo stesso al concorso.

Altri 3 mesi di ritardo

L’azienda che gestisce il trasporto pubblico di bus e tram a Palermo nei giorni scorsi avrebbe contattato l’impresa “Tempor“, incaricata delle selezioni, per ammettere i 19 ricorrenti alle selezioni da remoto. La prima selezione che ha portato da 1.200 a 300 i candidati era avvenuta da remoto con una serie di controlli severi per evitare «aiutini» esterni.

Adesso, con questo nuovo ricorso vinto dai 19 non diplomati, passeranno almeno altri tre mesi prima di avere la graduatoria definitiva. Un iter lentissimo finora per arginare la carenza di autisti in via Roccazzo. Attualmente ha dovuto tappare una pezza, con 90 autisti interinali in servizio per garantire il maggior numero di bus in strada.

Dubbi e polemiche

Occorrerà adesso attendere i tempi tecnici per le convocazioni all’esame, anche alla prova pratica, in modo da garantire una parità di trattamento fra tutti i concorrenti. “La procedura adottata – ha scritto ieri il Giornale di Sicilia – aveva sollevato qualche perplessità: era affidata alla connessione internet dei candidati che poteva essere traballante o addirittura inesistente. Ne nacque una polemica che però non ha avuto strascichi. Le cause avviate hanno naturalmente provocato il congelamento della graduatoria, che sarebbe dovuta essere già pronta”.

Altre grane, Cimino minaccia le dimissioni

L’Amat attraversa un momento delicato. Il suo presidente, Michele Cimino, nei giorni scorsi si è detto pronto a dare le dimissioni,dopo la decisione della Giunta Orlando di bloccare una fattura da 3,7 milioni di euro. Cimino non vuole accettare l’imposizione sul taglio del 10% al contratto di servizio. Un braccio di ferro che in questo momento sta paralizzando il pagamento degli stipendi dei dipendenti.

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