Nuova grana per il Comune di Palermo. È braccio di ferro con l’Amat, la partecipata che si occupa del trasporto pubblico urbano (bus e tram). Il presidente dell’azienda di via Roccazzo, Michele Cimino, sarebbe pronto a dimettersi e lasciare l’incarico, dopo la decisione della Giunta Orlando di bloccare una fattura da 3,7 milioni di euro. Cimino non vuole accettare l’imposizione sul taglio del 10% al contratto di servizio.

Fumata nera

Gli stipendi dei dipendenti Amat sono ancora bloccati. Il taglio di circa il 10% stabilito dal Consiglio comunale con la delibera sul bilancio della fine 2020 non va giù a Cimino che – come riporta il Giornale di Sicilia in edicola oggi – potrebbe dimettersi. In più la ragioneria  generale pretende anche l’accettazione formale della diminuzione del corrispettivo.

“Firma che Cimino non vuole mettere. -scrive il Gds – La giudica un atto di sottomissione, mentre – ha detto ai suoi – un contratto di servizio si può modificare sedendosi attorno a un tavolo e decidendo insieme di tutte le criticità che riguardano l’azienda. E cioè, soprattutto, dei contenziosi milionari in corso con Palazzo delle Aquile che riguardano il pagamento della Tosap (su cui molte sentenze sono favorevoli all’azienda nel senso che non è dovuto) e della Tari da pagare sulle zone blu (anche questa contestatissima)”. È emerso ieri quando Cimino lo ha ribadito in una riunione alla presenza del segretario generale, Antonio Le Donne.

Lo strappo

La situazione non si sblocca e appare lontana l’intesa. Già pochi mesi fa, a giugno, l’assessore alla Mobilità, Giusto Catania, aveva attaccato l’azione della governance, definendola «poco efficace nell’azione di risanamento». Cimino aveva invece contestato errori all’ufficio Tributi sul calcolo di alcune imposte.

Sindacati in fibrillazione, scrivono al Prefetto

“Metteremo in campo ogni iniziativa possibile a tutela dei dipendenti, che hanno il diritto di essere pagati per il lavoro che svolgono, e dei cittadini che devono essere messi in condizione di avere un servizio di trasporti adeguato.  Basta con ritardi nel pagamento degli stipendi e di scelte politiche che danneggiano l’Amat mascherate da provvedimenti di stampo ragionieristico”. È quanto affermano Franco Mineo (Filt Cgil), Salvatore Girgenti (Fit Cisl), Franco Trupia (Uil Trasporti), Corrado Di Maria (Ugl Trasporti), Fabio Danesvalle (Faisa Cisal), Carlo Cataldi (Cobas Trasporti) e Giuseppe Taormina (Orsa Trasporti) sulla vertenza Amat, che oggi hanno inviato una richiesta di incontro al Prefetto di Palermo evidenziando “i rischi connessi a una possibile  limitazione del diritto alla mobilità in una situazione di conclamata pandemia nazionale”.

“Il braccio di ferro tra Comune e Amat aggrava una situazione aziendale già precaria dal punto di vista economico-finanziario, che si ripercuote sul servizio di trasporto pubblico urbano” spiegano. “Se l’amministrazione comunale intende decurtare il 10% del contratto di servizio si assuma la responsabilità di indicare all’Amat quali linee devono essere soppresse”.

L’applicazione “del taglio unilaterale deciso dal Comune si riverserebbe su un servizio che già quotidianamente deve fare i conti con numerose difficoltà: se all’Amat dovessero mancare ulteriori risorse, come potrebbe essere garantita la mobilità e la sicurezza a bordo degli autobus in tempi di Covid? L’amministrazione Orlando si presenti davanti al Prefetto e risponda a questa domanda. Cosi facendo si mette in pericolo la continuità del servizio pubblico, soprattutto nelle periferie, dove già ci sono pochi bus e gli autisti sono costretti a gestire una miriade di problemi”.

L’affondo di Sabrina Figuccia

“Dal contratto di servizio-capestro che accolla all’Amat il costo di gestione del tram, che ha affossato i conti aziendali, passando all’erosione del capitale sociale aziendale, con la vicenda Tarsu/Tosap che fa ridere sia nel merito che nel metodo, fino ad arrivare adesso al paventato taglio del 10% del contratto di servizio. Insomma, l’Amministrazione Orlando ha usato negli anni l’Amat come un vero e proprio bancomat, ma ormai i soldi sono finiti. I lavoratori non si sentono rappresentati da chi è rimasto immobile vedendosi passare sotto gli occhi, e a volte anche in maniera compiacente, la distruzione di quello che doveva essere il fiore all’occhiello di questa città”, ha concluso la consigliera della Lega, Sabrina Figuccia.

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