La svolta dell’indagine è stata quando dalle immagini riprese da alcune telecamere è apparso il testimone che vagava alle due di notte per le strade del Cep a Palermo nella zona di via Benvenuto Cellini.

Era quel giovane la chiave di tutto. E in fatti gli agenti della omicidi dopo un giorno di ricerche lo hanno ritrovato.

Lui subito ha mostrato le due ferite alla schiena. Due coltellate all’altezza delle scapole inferte da Giuseppe Lombardino durante la fuga 24 ore prima dell’assassinio.

“Giuseppe Lombardino – ha spiegato ai poliziotti – insisteva per vendermi della droga, ma gli ho detto che dopo essere uscito dal carcere voglio disintossicarmi. Non ha voluto sentire ragioni, mi ha colpito con un coltello”.

Tre giorni fa, è scoppiata una lite che ha avuto un drammatico epilogo: “Il giorno dopo, sono tornato a lanciare delle bottiglie – prosegue così il racconto del testimone – mi hanno inseguito. Ho visto Giuseppe Lombardino che impugnava una pistola, ha sparato, ma non mi ha colpito, perché mi sono abbassato, piuttosto ha preso suo nipote Francesco Paolo. Guardando la Tv, ho saputo che era morto”.

I Lombardino, secondo le indagini della squadra mobile, avevano deciso di cercare il testimone per le strade del Cep per punirlo. Lo hanno cercato a piedi e bordo di auto. Nelle immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona si vedono le stesse auto passare in lungo e in largo in cerca di qualcosa.

Una volta trovato Giuseppe Lombardino che era sceso armato di pistola ha fatto fuoco. Il giovane è riuscito a schivare i colpi. Uno è finito nella gamba di Francesco Paolo Lombardino, nipote, dell’uomo fermato ieri dalla polizia. Un colpo fatale che lo ha ucciso.

La testimonianza di questo giovane ha consentito al sostituto procuratore Amelia Luise e al procuratore aggiunto Ennio Petrigni di disporre un provvedimento di fermo per lo zio del carpentiere ucciso. Tasselli importanti per le indagini sono state anche le immagini di una telecamera di sorveglianza di un panificio: in una sequenza si vede la vittima assieme al padre Isidoro, pochi istanti prima dell’ultimo raid; sono immagini che smentiscono il racconto dei familiari di Francesco Paolo Lombardino, “Non lo abbiamo più visto, non era con noi”, questo hanno continuato a ripetere.

“I familiari hanno provato a portarci lontano – dice il capo della squadra mobile Rodolfo Ruperti – ci avevano indicato un luogo, quello del ferimento, che era distante addirittura un chilometro dalla vera scena del delitto”. E, adesso, qualcuno rischia di finire indagato per favoreggiamento.

Questa mattina, la procura chiederà al gip la convalida del fermo e l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare per l’indagato. Giuseppe Lombardino aveva capito di essere finito nel mirino dell’inchiesta, aveva provato a nascondersi a casa di un amico, dove è stata sequestrata della droga.

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