“Per i lavoratori del bacino Pip, che hanno promosso un giudizio davanti al tribunale del Lavoro di Palermo arrivano segnali importanti con la nomina da parte del giudice di un consulente contabile per il calcolo delle differenze retributive e contributive”. Lo afferma Vincenzo Figuccia, deputato di Prima l’Italia all’Assemblea regionale siciliana.

L’ordinanza del giudice istruttore

L’ordinanza del giudice, che arriva nel corso del procedimento ancora in corso, viene accolta con grande soddisfazione dal team di legali che assistono centinai di lavoratori ex Pip. Nei ricorsi depositati è stato sostenuto dai legali lo “stabile inserimento degli ex Pip nell’organizzazione dell’Ospedale Civico al pari dei dipendenti di ruolo, che di fatto hanno da sempre svolto le proprie mansioni come veri e propri lavoratori subordinati con tutte le conseguenze giuridiche derivanti dall’applicazione del CCNL Comparto Sanità“.

Il ricorso dei lavoratori

Nel ricorso depositato dallo Studio legale Greco i lavoratori hanno sostenuto di essere stabilmente inseriti nella struttura dell’ospedale Civico di Palermo, al pari dei dipendenti di ruolo, svolgendo di fatto mansioni come veri e propri lavoratori subordinati, con tutte le conseguenze derivanti dall’applicazione del Ccnl comparto Sanità. “Sta accadendo ciò che immaginavamo da tempo – dice Figuccia – i giudici si pronunceranno sui diritti retributivi e previdenziali dei Pip prima dei provvedimenti che la politica avrebbe dovuto porre in essere per tutelare i lavoratori Pip che da oltre venti anni prestano servizio nei vari rami dell’amministrazione pubblica regionale. Ho creduto in questo percorso legale e sono convinto che l’iniziativa del giudice del Lavoro di Palermo sia solo il primo atto di una lunga serie di provvedimenti che coinvolgeranno l’intero bacino ex Pip”.

Altri ricorsi in arrivo

“Sono certo che dopo la sentenza che riguarderà gli ex Pip in servizio presso l’Arnas Civico ne seguiranno altre per tutti gli enti che hanno beneficiato della prestazione lavorativa di questi soggetti, ai quali sono state negate le più elementari prerogative contrattuali. La Regione dovrà pagare un conto salato per gli anni di inerzia ed è grave che ancora oggi non si definisca la vertenza con una legge che dia dignità a questo personale”.

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