“Una sentenza esemplare arrivata dopo la denuncia dell’infermiera che potrebbe arginare la spirale di violenza contro i sanitari ed essere una linfa per chi non denuncia”. E’ il commento di Toti Amato, presidente dell’Omceo di Palermo, l’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri, che guarda con soddisfazione alla condanna inflitta in Corte di cassazione a otto mesi di reclusione, pena sospesa, per una donna che aveva schiaffeggiato un’infermiera.

I motivi dell’aggressione

L’aggressione si consumò perché l’infermiera invitò la donna, insieme ad altri familiari, ad uscire dalla stanza del familiare che era ricoverato perché al di fuori dall’orario di visita. Una discussione finita in uno scontro verbale e fisico.

Fermezza delle motivazioni

L’Inail ha segnalato 2.500 denunce all’anno di infortuni sul lavoro per atti di violenza ma a denunciare, secondo l’Anaoo, sindaco di medici dirigenti, sono circa il 78% degli aggrediti. “La fermezza delle motivazioni – ha proseguito il presidente Amato – oggi costituiscono il presupposto del riconoscimento del valore della professione di tutti i sanitari, che possono garantire salute solo nel rispetto dell’esercizio delle loro funzioni e dei ruoli, con ‘tolleranza zero’ per qualsiasi atto violento”.

Il principio sancito dalla suprema corte

La corte suprema, infatti, ha condannato la donna, oltre che per lesioni personali, anche per i reati di resistenza a pubblico ufficiale e interruzione di pubblico servizio. Nella sentenza viene rimarcato che “affinché venga integrata la fattispecie di resistenza a pubblico ufficiale, non è necessario che sia concretamente impedita la libertà di azione del pubblico ufficiale. E perciò punibile con la reclusione da sei mesi a cinque anni”. “Una risposta netta – aggiunge il presidente dell’ordine dei medici palermitano – alle disposizioni della legge 113 del 2020. Perché nessun paese, ospedale o clinica può proteggere i propri pazienti a meno che non mantenga i propri operatori sanitari al sicuro”. Passaggio quest’ultimo che viene richiamato quale “principio inderogabile” dell’Oms, l’organizzazione mondiale della sanità.

 

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