Alla presenza dei familiari delle vittime di mafia aderenti al Celm – Comitato Europeo per la Legalità e la Memoria – (Carmen Bertuccio, Antonio Castelbuono, Adriana Musella, Francesco Nuccio, Andrea Piazza, Placido Rizzotto e Massimo Sole), si svolgerà, il prossimo 25 agosto alle 17.30, presso la terrazza di Villa-Hotel Savoia di Monreale, la presentazione del volume di Pippo Di Vita, “Il Palazzo dei pupi: mafia, processi, giustizia e impunità”, Armando Siciliano Editore.
L’evento del 25 agosto
L’evento, promosso dal Circolo di Cultura Italiana, dall’editrice Armando Siciliano e dal Celm, con il patrocinio del comune di Monreale, sarà moderato dal giornalista Roberto Greco.
Porgeranno i loro saluti il sindaco di Monreale, Alberto Arcidiacono, ed il presidente del consiglio comunale della ridente cittadina, Marco Intravaia.
Dialogheranno con l’autore, Giovanni Chinnici (figlio del giudice Rocco) e Carmine Mancuso (figlio del maresciallo di polizia Lenin, ucciso assieme al giudice Cesare Terranova), che hanno scritto la prefazione al volume (che riporta anche la postfazione di Lucio Raspa, giornalista umbro). Interverranno, inoltre, Claudio Burgio (figlio di Giuseppe La Franca), i coniugi Graziella Accetta e Ninni Domino (genitori del piccolo Claudio Domino, vittima di mafia a 11 anni), Michele Costa (figlio del giudice Gaetano), Antonio Balsamo (presidente del tribunale di Palermo) e Cesare Malvestuto (maresciallo dei carabinieri in pensione, ex collaboratore di Vito Ievolella e già componente della scorta di Rocco Chinnici, di Carlo Alberto Dalla Chiesa e di altre vittime eccellenti della mafia).
Marcello Alessandro reciterà un monologo su Claudio Domino. Le conclusioni saranno tratte dall’editore Armando Siciliano.
L’analisi del nuovo libro di Pippo Di Vita
Il nuovo lavoro di Di Vita analizza le ipotetiche cause del perdurare della mafia per circa 200 anni, ravvisando in ciò la criminale presenza della longa mano di politici, magistrati ed inquirenti corrotti, prezzolati e conniventi. Il tutto documentato e supportato da fonti incontrovertibili.
Viene, inoltre, presentata un’analisi approfondita di alcuni tra i più importanti processi di mafia, in cui l’autore evidenzia come i depistaggi, gli insabbiamenti, le falsificazioni di documenti probatori e le corruzioni di testimoni, non potevano che essere stati praticati che da “pezzi” deviati delle istituzioni e dello Stato, e non certo dalla manovalanza mafiosa, come Riina, Brusca e compagni.
Inoltre, Di Vita, risalendo alla fine della seconda guerra mondiale e al contenuto del Trattato di pace del 1947, cerca di spiegare come stragi e omicidi eccellenti, da nord a sud dell’Italia, tra terrorismo e criminalità mafiosa (dalla fine degli anni ’40, agli inizi degli anni ’90), abbiano una sola ed unica regia, che si è sempre avvalsa dell’opera dei servizi segreti deviati e criminali.
Attenzione particolare all’omicidio del piccolo Claudio Domino
Con tratto preciso vengono evidenziate le personalità di alcuni personaggi chiave della lotta alla mafia, fin dal dopoguerra, come quella di Pietro Scaglione, Lenin Mancuso, Cesare Terranova, Rocco Chinnici, fino a giungere agli anni novanta. Un’attenzione particolare l’autore l’ha mostrata nei confronti del caso dell’omicidio del piccolo Claudio Domino, che un legame stretto sembra avere con le vicende del maxi processo e da ben 37 anni non ha mai avito un processo che evidenziasse i veri colpevoli, nascosti nelle trame dei servizi segreti deviati.
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