L’allora procuratore capo di Palermo Pietro Giammanco era entrato nel mirino del giudice Paolo Borsellino che lo voleva arrestare. Le rivelazioni shock arrivano da Fabio Trizzino, l’avvocato della famiglia del magistrato assassinato da Cosa nostra 31 anni fa. Le ha fatte, come trapela da informazioni giornalistiche, in audizione alla commissione parlamentare antimafia. “Borsellino – riporta il quotidiano ‘La Sicilia’ rispetto alla deposizione del legale – voleva arrestare o far arrestare Giammanco”. Sarebbe stato convocato nel 1992, poco prima dell’attentato, in gran segreto un incontro dallo stesso Borsellino con i vertici dell’Arma dei carabinieri, il colonnello del Ros Mario Mori e il capitano De Donno.

“Scoperte cose tremende”

“Aveva scoperto qualcosa di tremendo sul conto del suo capo. Si parla contrasti e circostanze talmente gravi che lo hanno convinto che quel suo capo era un infedele” ha aggiunto in commissione Antimafia Trizzino. Secondo il legale già nel 1992 esistevano dei verbali e delle audizioni dei magistrati della Procura di Palermo. Era evidente, a detta sua, un malessere che covava da tempo.

La vita impossibile di Borsellino

Nei giorni scorsi Trizzino fece altre rivelazioni, sostenendo che i magistrati dell’epoca delle stragi furono sinceri. Nel raccontare le dinamiche messe in atto dal procuratore Giammanco fecero emergere che fu resa impossibile l’attività investigativa di Borsellino. “La cosa gravissima – ha aggiunto Trizzino – è che il dottor Pietro Giammanco non è mai stato sentito nell’ambito dei procedimenti per strage”.

Il “nido di vipere”

Sta di fatto che il “nido di vipere” potrebbe aver favorito la morte di Paolo Borsellino e avrebbe agito dall’interno degli uffici. Fabio Trizzino ha puntato il dito contro gli ambienti della Procura di Palermo dell’epoca.  Il legale pone sullo sfondo le vicende collegate all’ormai noto dossier “mafia appalti” che sarebbe il movente della strage di via D’Amelio. Borsellino avrebbe definito il suo ufficio un nido di vipere: “Allora – ha continuato l’avvocato di famiglia – dobbiamo andare a cercare dentro l’ufficio della Procura di Palermo. Per vedere se allora si posero in atto condotte che in qualche modo favorirono quel processo di isolamento, delegittimazione. Indicazione come target e obiettivo di Paolo Borsellino, che sono quelle condizioni essenziali che hanno sempre proceduto gli omicidi eccellenti a Palermo”.

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