Partinico questa mattina ha ricordato Gigia Cannizzo, la sindaca e provveditore agli studi follemente innamorata della sua città, capace anche di mettere a rischio la sua vita. A un anno di distanza dalla morte in chiesa Madre il ricordo della sua forte personalità e di quell’essere intransigente che non sempre è stato recepito in una comunità dove culturalmente la legalità diventa spesso una parola più abusata che effettivamente calata con concretezza nella vita di tutti i giorni.

La celebrazione

L’occasione è stata dettata dall’anniversario a distanza di un anno dalla sua morte. La Cannizzo è morta a Roma all’età di 91 anni. Ex provveditore agli studi di Trapani, fu tra i primi sindaci donna antimafia della provincia dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio. Molto vicina a Leoluca Orlando, amministrò la città partinicese per quasi due legislature, la seconda però si interruppe bruscamente per via della sfiducia approvata all’epoca dal consiglio comunale.

I ricordi

Dopo la cerimonia si è tenuto un momento di riflessione e ricordo nella Sala delle capriate del Palazzo dei Carmelitani. Il commento è stato unanime: sindaca modello, amministrò con intransigenza prendendo anche decisione scomode e pericolose. Parliamo di un’epoca in cui la mafia sparava e uccideva senza pietà, nel contesto oltretutto di una costante guerra tra clan. Pubblicamente, e negli atti amministrativi, la Cannizzo colpì duramente le cosche. A ricordarla chi le fu molto vicino coma la funzionaria comunale Enza Quartuccio, oggi in pensione, l’allora assessore Giuseppe Nobile ed il preside Vito Cartosio.

La biografia in breve

Gigia Cannizzo fu eletta per la prima volta nel 1993 con il movimento politico “La Rete”, fondato proprio da Orlando, trovando poi la riconferma per un secondo mandato grazie alla sua personalità integerrima. Icona antimafia, il suo rigore morale e le sue capacità amministrative agitarono le cosche locali. Rimase sotto il bersaglio delle minacce per tutto il periodo in cui rivestì la carica di sindaco. Dopo aver rifondato la macchina burocratica degli appalti pubblici fu costretta a vivere sotto scorta a causa delle numerose intimidazioni mafiose. Nel 1998 fu trasferita per alcuni giorni in una località protetta dopo aver ricevuto a casa una lettera di minacce di morte con dei proiettili. Amministrò sull’onda della voglia di riscatto sociale che accomunò tutta la comunità siciliana dopo le morti di Falcone e Borsellino. Durante la carica di primo cittadino le venne assegnato il titolo di commendatore dell’ordine al merito della Repubblica italiana per le sue molteplici attività professionali, culturali, sociali, politiche ed amministrative. Plurilaureata, ricevette anche numerosi incarichi dal ministero dell’Istruzione.

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