• Mancano pochi giorni alla Pasqua 2021, la seconda ai tempi del Covid19
  • Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, diffonde il suo messaggio per la Pasqua
  • Un messaggio che invita alla speranza e al coraggio

Seconda Pasqua ai tempi del Covid19. Sarà una Pasqua di restrizioni anche per i fedeli. Cambiano alcuni tra i più significativi momenti delle celebrazioni della Settimana Santa. Non ci sarà più la lavanda dei piedi del Giovedì Santo, così come niente Via Crucis tra le strade della città. Anche la Chiesa di Palermo ha dovuto adeguarsi alle norme anti contagio.

Il messaggio per la Pasqua di Lorefice

L’arcivescovo di Palermo, Corrado Lorefice, ha diffuso stamani, in occasione della Domenica delle Palme, il suo messaggio per la Pasqua 2021. Un messaggio che invita alla speranza e al coraggio.
“Carissime, carissimi – scrive Lorefice – desta meraviglia ogni anno la tenacia degli aranci che, con caparbia resilienza, affrontano e attraversano il freddo dell’inverno, pronti a far esplodere la zagara e a liberarne nell’aria l’inconfondibile profumo. Così pure accade ai semi di grano, costretti a rimanere sotterra, spesso sovrastati dalla neve, che producono la spiga ricolma di chicchi solo dopo aver accettato di marcire. Dal fiore di zagara nasce il frutto stupendo giunto attraverso gli Arabi nei nostri assolati giardini. Dal chicco di grano emerge la spiga per il pane che sostiene il vigore dell’uomo (cfr Sal 103,15)”.

La vita prevale

Continua Lorefice: “Un inverno sfidato. Una sepoltura assecondata. Una fecondità sospesa. Un silenzioso, paziente travaglio. Una lunga attesa, gravida di speranza. Perché sempre, nonostante tutte le intemperie, la vita prevale. E similmente, dopo l’arduo ed impegnativo percorso quaresimale – iniziato con la cenere sulla testa e con il solo pane essenziale che esce dalla bocca di Dio custodito nella bisaccia della fraternità e della speranza , sopraggiunge la Pasqua.
Ecco, la vicenda del fiore di zagara e quella del chicco di grano a primavera dispiegano il senso della possente energia che deflagra anche ora con la Pasqua di Cristo. La Pasqua che torna dentro questo inverno, talvolta all’app arenza minacciosamente interminabile, in cui ci ha trascinati il Covid-19. La Pasqua che irrompe ancora in questo tempo sospeso, incerto e caotico, della pandemia imperterrita.
Quest’anno, nel metterci così duramente alla prova, ci ha anche regalato la rugiada della Presenza compassionevole di Dio e della sua imprevedibile provvidenza, la prossimità con gli afflitti e i poveri, la fortezza nella resilienza, il balsamo della preghiera comune, la condivisione della speranza, la gioia del volto ‘altro’ e dell’affetto fraterno, il bene della cura vicendevole, il perdono reciproco, la creatività dei doni condivisi”.

La Pasqua di Cristo

E ancora: “Sono questi i germogli della Pasqua di Cristo. Tutto quello che nel cuore delle donne e degli uomini muove verso la fiducia nella prova e verso la solidarietà nella precarietà, ogni volta che la vicinanza prevale sull’indifferenza, l’amore sull’odio, la riconciliazione sulla divisione, la gratuità sull’interesse, la misericordia sulla condanna, la vita sulla morte, l’accoglienza sul respingimento e il noi sull’io, ha come sorgente la Pasqua di Cristo.
La forza rivoluzionaria della Pasqua che trasfigura l’intera storia umana, emana dall’albero della Croce di Cristo, vertice di una vita- come ci ricordano i Vangeli-vissuta facendo proprie le sofferenze degli uomini e delle donne, fino a sentirne il dolore nelle viscere, fino alla ‘com-passione’. Gesù Cristo è il Messia che ha custodito un cuore capace di farsi attraversare dal dolore del mondo.
Questo è l”inedito’ amore di Dio-Amore (cfr 1Gv 4,8) che vince sulla croce, l’amore che ha il potere di sconfiggere anche la morte perché ha sgominato la menzogna dell’egoismo e dell’autolatria.
«Questo venir trascinati nella sofferenza messianica di Dio in Gesù Cristo» (D. Bonhoeffer) è la potenza della Pasqua che agisce nel vissuto ordinario della vita dei cristiani che ne fanno memoria con azzimi di sincerità, ma anche in tutte le donne e gli uomini che custodiscono un cuore capace di creativa e generosa donazione per il bene di altri, soprattutto di quanti sono limitati nella loro dignità e libertà, nei loro corpi, nel loro spirito.
La Pasqua di Cristo e il dono messianico dello Spirito – del Respiro di Dio (Ruah, Pneuma) datore di vita ad essa legato -, secondo Rm 8,17, ci rendono «figli, eredi di Dio, coeredi di Cristo, se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria».
E noi cristiani a Pasqua rinnoviamo il desiderio e l’impegno di prendere parte al gemito dello Spirito che presiede il travaglio dell’intera creazione, «che nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio» (Rm 8,20-21).
Lo rinnoviamo, a maggior ragione, al tempo di questa pandemia, dentro e al termine di questo lungo inverno. Gioiosi di condividere con ogni donna e ogni uomo la responsabilità della casa comune. Pronti ad essere lievito di speranza e di fraternità, in un mondo minacciato dall’individualismo dei singoli, dei gruppi, delle nazioni, ma chiamato al contempo a sperimentare e ad accogliere il messaggio di Papa Francesco: se non concepiremo l’umanità come un popolo di fratelli avremo mancato l’appello del nostro tempo”.

L’importanza del messaggio di Papa Francesco

«Sappiamo – ha ricordato Papa Francesco nella sua recente visita in Iraq – quanto sia facile essere contagiati dal virus dello scoraggiamento che a volte sembra diffondersi intorno a noi. Eppure il Signore ci ha dato un vaccino efficace contro questo brutto virus: è la speranza». La primavera di questa Pasqua, la fragranza entusiasmante della resurrezione di Gesù Cristo, ci spingono a «rinnovare la nostra fiducia nella forza della Croce e del suo messaggio salvifico di perdono, riconciliazione e rinascita. Il cristiano infatti è chiamato a testimoniare l’amore di Cristo ovunque e in ogni tempo. Questo è il Vangelo da proclamare e incarnare [… ]. Cristo è annunciato soprattutto dalla testimonianza di vite trasformate dalla gioia del Vangelo» (Baghdad, 5 marzo 2021).

Una nuova umanità

“Questa Pasqua difficile e sofferta – conclude Lorefice – sia il grembo di una nuova umanità senza barriere
– a partire da una vera campagna vaccinale per tutti, per i popoli più poveri anzitutto -, dimostriamo di aver capito di voler camminare insieme. Come Maddalena, sentinelle delle periferie esistenziali, le nostre Comunità portino l’odore delle case nella santa assemblea perché, in restituzione, siano raggiunte dal balsamo della compassione e dell’amore di Dio.
A Pasqua esala il profumo dell’unguento della prossimità e della cura sparso dai cristiani. Quanti portano il nome di Cristo, del Crocifisso Risorto, sono inviati come e con Lui a portare consolazione e speranza ai poveri e a fasciare le piaghe inflitte nei corpi dei vinti della storia.
Ci accompagna Maria, la Vergine che sta accanto al Figlio che muore e ad ogni uomo e ogni donna che soffre, per ricordarci con i Suoi occhi di luce e di amore che dentro ogni morte è stato ormai piantato e vibra un seme di Vita: il corpo morto e risorto di Gesù di Nazareth. Il Patriarca S. Giuseppe ci insegni «che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. [… ] Lui ha sempre uno sguardo più grande» (Papa Francesco, Patris corde)”.

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