Il Pd Sicilia ed il  nuovo corso auspicato dal neo segretario Anthony Barbagallo che vuole nell’Isola un partito “equipaggio”, “unito”, lontano dagli scontri consumatisi per mesi ed anni, che hanno lacerato l’essenza stessa dei dem in Sicilia, conta alla sua ‘prima uscita’ distinguo e prese di posizione abbastanza dure. Insomma l’auspicata Unità sembra ancora molto lontana da venire. Sebbene siano passati soltanto due giorni dall’acclamazione del Segretario dopo che il Partito aveva fatto fronte compatto verso un’unica candidatura ecco che questo fronte mostra già i primi segni di fragilità e sembra che il nuovo corso non sia mai iniziato.

Blog Sicilia ne ha parlato con Marco Guerriero, componente della direzione regionale del PD Sicilia e portavoce regionale di Base Riformista.

Intanto cominciamo dal fatto che Barbagallo ha detto che vuole un partito equipaggio, quindi unito e senza correnti. Lei poche ore dopo l’Assemblea ha lamentato la mancata elezione del presidente e la mancanza di una segreteria unitaria. Ecco secondo lei sta mancando da subito la collegialità?
Diciamo che alla sua prima uscita pubblica Barbagallo ha smentito se stesso. L’unità della quale aveva tanto parlato durante tutta la fase congressuale, quella che aveva convinto tutti a sposare la sua candidatura e a non presentarne altre, si è sciolta sotto il sole cocente di Morgantina. Il dramma è che se ne sono accorti tutti,  pure il segretario Zingaretti, che ha dovuto assistere a diverse contestazioni levatesi dalla platea durante i lavori.

Il fatto poi che un segretario fresco di elezione non abbia avuto la forza di proporre un candidato unitario alla carica di Presidente dell’Assemblea la dice molto lunga sullo stato di salute del nuovo PD. Diciamo che, dopo la prima uscita, delle due l’una: o il progetto ‘unitario’ non è mai esistito, e allora Barbagallo ha preso in giro tanta gente, oppure, nel tentativo di trovare equilibri col bilancino tra le correnti, non ha saputo gestire la situazione e ha scelto, senza comunicarlo a nessuno, di arroccare la palla oltre lo stadio e di rinviare le decisioni a tempi migliori. Quanto alle correnti, siamo seri: Barbagallo per primo appartiene ad una corrente e tutti sanno che se è segretario lo deve proprio alle sua appartenenza correntizia.

Il partito in Sicilia si è lacerato in modo davvero forte al suo interno in questi mesi, con Barbagallo lei pensa che camminiamo finalmente nel segno del cambiamento e della strada giusta?
Lo speravamo ma abbiamo dovuto scoprire che forse siamo in una condizione peggiore della precedente.
Se prima i problemi politici del PD siciliano erano determinati da una contrapposizione nazionale tra i renziani da una parte e il resto del mondo dall’altra, oggi il problema è che c’è un segretario che disegna progetti che non è in grado di mantenere e realizzare. La strada della collegialità è molto lontana. E fino a quando non si deciderà di intraprendere prima quella della serietà, imboccarla sarà davvero difficile.

Quali sono le priorità che secondo lei il nuovo segretario dovrebbe affrontare in riferimento all’attuale situazione politica regionale. Parlo di alleanze in vista delle prossime amministrative ma anche di ruolo da assolvere come opposizione all’attuale Governo guidato da Musumeci?
Intanto il segretario dovrebbe convocare immediatamente la direzione regionale con un unico punto all’ODG: elezioni amministrative per la formazione delle liste del PD ovunque. Speriamo che non stia pensando di perdere tempo nella convocazione della direzione per evitare di dovere affrontare il tema delle amministrative.
Quanto alle alleanze, Barbagallo fa bene a chiedere ai 5 Stelle di rimanere uniti anche nei territori periferici, ma farebbe ancora meglio se decidesse di aprire un tavolo regionale per la formazione di una coalizione che tenesse dentro tutti quei moderati che non vogliono morire sovranisti.

Lei è esponente dell’area Riformista così come Barbagallo dell’Area Dem. Vi sentite rappresentati dal nuovo segretario o ancora ci ritroviamo con un partito frazionato al suo interno?
Nel Partito Democratico il segretario, se e quando è eletto nel rispetto delle regole, è sempre e soltanto uno.
Ma Barbagallo per primo sa che in un partito l’Unità è tale solo quando è praticata. Quando invece si decide di fare scelte diverse da quelle unitarie, come ha fatto Barbagallo, nessuno, neanche il segretario, può parlare e assumere decisioni per tutti senza avere convocato gli organismi, dando a tutti la possibilità di essere democraticamente minoranza.