Ricorre oggi il 40esimo anniversario della morte di Peppino Impastato, militante di Democrazia proletaria, giornalista, fondatore di Radio aut, ucciso dalla mafia a Cinisi (Pa) il 9 maggio ’78 quando aveva 30 anni. Per il delitto sono stati condannati i mafiosi Vito Palazzolo e Gaetano Badalamenti.

”La casa memoria Felicia e Peppino Impastato” oggi ha organizzato, dalle ore 10, un presidio nel casolare dove
Impastato venne ucciso. Seguirà la premiazione dei vincitori del bando scuole. Il casolare rimarrà aperto, con la collaborazione del CRICD (Centro Regionale per l’Inventariazione, la Catalogazione e la Documentazione) dell’assessorato regionale ai Beni culturali, fino a venerdì prossimo.

Alle 16 si svilupperà il corteo che dalla sede di Radio Aut a Terrasini arriverà alla Casa memoria Felicia e Peppino Impastato a Cinisi, dove si svolgeranno gli interventi conclusivi ed un collegamento con la famiglia Regeni e l’avvocato Alessandra Ballerini.

”Il 2018 è un anno importantissimo – dice il fratello di Peppino, Giovanni, sul sito della casa memoria – Nel quarantesimo anniversario dell’uccisione mafiosa di Peppino vogliamo passare il testimone coinvolgendo un’intera generazione con il suo messaggio, che non è stato solo di impegno civile e di lotta politica, ma anche un messaggio educativo per tutti i giovani che vogliono ancora cambiare il mondo. Per questo stiamo lavorando quotidianamente con tantissime scuole raccontando la storia di Peppino e ascoltando la voce di molti allievi e allieve di ogni età. Per questo incontriamo tanti ragazzi e ragazze a Casa Memoria, come ha voluto mamma Feli cia, perché saranno loro che, ‘con la cultura e tenendo la schiena dritta’, costruiranno un futuro migliore”.

”Con questo anniversario – continua – daremo a tantissimi giovani la possibilità di conoscere i luoghi dove Peppino è stato ucciso, dove si era impegnato contro la mafia e per il cambiamento e dove noi abbiamo continuato a lottare. Vogliamo coinvolgere la ‘Meglio Gioventù’ con l’impegno, ma anche con l’aggregazione. Tra convegni, dibattiti, libri, musica e mostre e mobilitazione. Era questo quello che Peppino faceva, era così che metteva in movimento tanti ragazzi e ragazze della sua generazione e adesso toccherà ad una  nuova generazione far sentire la sua voce e la voce di chi spera ancora e si impegna per la giustizia e la libertà”.

“Una voce fuori dal coro. Quando quasi tutti a Cinisi facevano finta di non sentire e di non vedere, Peppino Impastato, con coraggio e in solitudine, denunciava i forti interessi della mafia e prendeva in giro, con ironia, il boss del paese, Gaetano Badalamenti. Il giovane attivista di Democrazia proletaria, pur di tentare di bucare quel muro di omertà e indifferenza, aveva messo in discussione anche il rapporto con la propria famiglia”.
Lo dichiara, in una nota, il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci. “A quaranta anni da quel delitto – continua il governatore – la voce di Peppino non è però rimasta isolata. Infatti, grazie alla caparbietà di mamma Felicia, che ha sempre ricercato la giustizia e non la vendetta, e a ‘Casa memoria’, animata dal fratello Giovanni, la storia di Impastato e il suo esempio di uomo libero e giusto rappresentano un modello per quelle generazioni che non si vogliono rassegnare”.