La Corte Europea dei Diritti dell’uomo ha dichiarato ricevibile il ricorso presentato dai legali dell’ex numero 2 del Sisde Bruno Contrada contro le perquisizioni e le intercettazioni cui è stato sottoposto negli ultimi due anni su disposizione della Procura di Reggio Calabria e dalla Procura generale di Palermo.

Ad annunciare il nuovo ricorso era stato proprio il legale di Contrada, Stefano Giordano, dopo le perquisizioni nella casa dell’ex funzionario del Sisde, lo scorso mese di giugno. Perquisizioni volute dalla Procura di Palermo nell’ambito delle indagini per la morte dell’agente di polizia Nino Agostino. Per l’omicidio sono iscritti nel registro degli indagati i boss Antonino Madonia e Gaetano Scotto.

In relazione all’indagine palermitana il legale di Contrada aveva sollevato anche una questione legata alla legge italiana che consente le intercettazioni anche di persone non indagate, ritenendo che la normativa sia troppo vaga e consenta abusi. Contrada venne intercettato mentre parlava col figlio al telefono. “Non mettere disordine, i documenti li sistemo io”, le parole che i pg avevano dichiarato riferite a carte sul caso Agostino e che avevano fatto scattare la perquisizione.

La dichiarazione di ricevibilità è un primo passo: ora la Corte dovrà comunicare al Governo italiano la sua decisione. Il ricorso sarà poi assegnato a una sezione della Cedu che instaurerà il contraddittorio tra l’Italia e la difesa di Contrada e presenterà dei quesiti allo Stato italiano difeso dall’avvocatura dello Stato.

“Attendiamo le decisioni della Corte dei diritti dell’Uomo e che il procedimento venga comunicato al Governo che poi dovrà fare le sue controdeduzioni. Siamo sereni nell’avere sollevato un problema che non è solo di Contrada, ingiustamente perseguitato, ma attiene al sistema della legge italiana sulle intercettazioni e coinvolge potenzialmente ogni cittadino”. E’ il commento dell’avvocato Stefano Giordano,

Contrada è stato condannato a 10 anni per concorso in associazione mafiosa e ha scontato la pena, ma per la Corte di Strasburgo il processo era illegittimo. Con una sentenza del 2015 i giudici hanno condannato l’Italia a risarcire il funzionario, nel frattempo radiato dalla polizia, sostenendo che non andava processato nè condannato. Alla base di quel pronunciamento il fatto che il reato di concorso in associazione mafiosa è stato definito soltanto con la sentenza Demitry, del 1994. E Contrada era finito davanti ai giudici per fatti precedenti a quella data.

Da qui la decisione di Giordano di chiedere la revoca della condanna. Ma la Corte d’appello di Palermo giudicò il ricorso inammissibile.

A sorpresa la decisione della Cassazione che ha annullato senza rinvio la decisione dell’appello revocando la condanna e privando il verdetto della eseguibilità e degli effetti penali.

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