Legambiente Sicilia ha presentato al Governo nazionale un’articolata memoria con cui chiede di proporre ricorso alla Corte Costituzionale per l’abrogazione degli artt. 48 e 49 della legge regionale n. 16 dell’ 11 agosto 2017, che cancellano di fatto i piani paesaggistici in Sicilia e depotenziano il contrasto all’abusivismo edilizio. Nella memoria, Legambiente sottolinea che le norme approvate dall’Ars sono dettate dall’evidente fine di vanificare la tutela paesaggistica garantita dall’art. 9 della Costituzione e di consentire non solo la realizzazione di opere pubbliche ma anche l’esercizio di attività di cave incompatibili con la tutela prevista dai piani.

In sostanza alterano il principio di prevalenza gerarchica del piano paesaggistico, sancito dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e non è ammissibile che una disposizione di legge regionale limiti od alteri in qualsiasi forma, questo principio. La regolamentazione della materia spetta, in via esclusiva, alla Stato e non è, in alcun modo, consentito alle Regioni di introdurre norme che deroghino, in senso peggiorativo, la disciplina statale.

E ancora, Legambiente chiede che venga abrogato la norma che rappresenta l’ennesimo tentativo di stabilizzare una situazione di fatto che consente di evitare la obbligatoria demolizione di opere edilizie abusive, peraltro già acquisite al patrimonio comunale, di estendere la sanatoria a categorie di lavori ed interventi che la normativa nazionale ha limitato ed insieme di favorire apertamente concessioni edilizie rilasciate e non completate nel triennio con successiva modifica di previsioni urbanistiche che comportano la inevitabile decadenza della concessione.

“Assaliti da delirio di onnipotenza, – dichiara Gianfranco Zanna, presidente Legambiente Sicilia – i deputati regionali hanno pensato di farsi beffe non solo delle leggi nazionali, ma persino della Costituzione. Tutto questo per ottenere qualche voto in più e per mantenere uno stato di totale illegittimità che autorizza la parte peggiore della società e della politica a minacciare di morte chi fa rispettare le sentenze. È bene che tutti capiscano che i piani paesaggistici non possono essere cancellati e che le ruspe non possono essere fermate”.

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