“Salve, mi presento sono la mamma di Pietro Morreale. Si sono proprio io, la mamma dell’assassino efferato, il mostro, l’orco e quant’altro fino ad ora si è voluto dire. Mi rivolgo al sindaco Franco Fiore che fino a qualche anno fa, io e la mia famiglia stimavamo, principalmente per la sua umanità. Sono molto rattristata per le dichiarazioni che lei in primis ha fatto sulla nostra famiglia e lo dico veramente col cuore. Io, prima come mamma e poi come educatrice, mi ritengo una persona che ha senso civico, morale e soprattutto tanta umanità”.

Arriva, dopo anni, la difesa di Antonina  Zoida la mamma di Pietro Morreale, il diciannovenne che, il 24 gennaio 2021 è accusato di avere  ucciso la sua ragazza, Roberta Siragusa,  e ne occultò il corpo, ritenuto colpevole anche in appello.

La decisione dei giudici è arrivata ieri nel primo pomeriggio, nel Palazzo di Giustizia di Palermo, in presenza di Morreale e dei familiari di Roberta.

Lo sfogo della

“In questi tre anni i media, la gente di Caccamo, si proprio i mie concittadini che senza pensarci ci hanno cacciati dal paese e soprattutto ingiuriati senza pietà, non pensando che siamo anche noi, prima persone umane e poi genitori – dice la madre- Io che fin da piccolina quando mi chiedevano dov’ero nata, rispondevo con orgoglio: nel paese con il più bel castello. Non volevo arrivare a dire questo ma purtroppo mi avete costretta. Signor sindaco, saremmo stati io e la mia famiglia, felici che lei avesse presenziato in questi giorni in quell’aula di tribunale e tanta altra gente che purtroppo non ho visto, penso che una cosa è vedere le cose con i propri occhi e un’altra è sentirsele rapportare. Sa perché fino ad ora mio figlio non ha chiesto scusa e noi non abbiamo mostrato cordoglio per la famiglia Siragusa?”

La difesa della madre

La madre poi nella lettera spiega perché, secondo lei,  il figlio sarebbe innocente.

1) Esiste un video, consegnato dai Ris di Messina, dove si vede ad occhi nudi ed è stato confermato dalla corte di primo grado che Pietro era distante quasi 27 metri da quando Roberta ha preso fuoco.

2) Sempre la prima corte ha ipotizzato che Pietro avesse fatto una miccia, ma sempre la corte di primo grado nelle motivazioni, prima dice che dal video non vede nessuna miccia e poi in un secondo momento dice che la miccia non si vede perché è coperta dal muretto e dalla vegetazione. (non è un po’ tanto contraddittoria questa idea?).

3) Il corpo di Roberta è bruciato fino alla vita ed è certo che se Pietro avesse fatto una miccia, questo si sarebbe bruciato fino alle scarpe e invece le foto dei Ris, dimostrano chiaramente come sia le gambe che le scarpe sono rimaste intatte, spiegatemi voi.

4) Sempre nelle foto consegnate dai Ris non vi è alcuna traccia nel pavimento stradale di bruciatura, invece se fosse stata fatta una miccia, quest’ultimo non doveva restare integro.

5) Contrariamente come si è detto, dalla TAC total bobynel corpo di Roberta, non si sono riscontrati né segni di violenza né segni di difesa.

6) Un altro dato incontrovertibile è che la mano destra di Roberta, quindi quella dell’innesco era più bruciata rispetto alla sinistra.

7) Un altro dato accertato è che la bottiglia con la quale è stato appiccato il fuoco non era più di due litri, quindi chiediamoci quanta benzina serviva per fare una miccia di quasi 27 metri e cospargere il corpo di Roberta.

Signor sindaco, voglio dirle che già da subito come genitori, abbiamo sempre detto che se mio figlio avesse sbagliato doveva pagare ma con il protrarsi delle indagini, molte prove sono emerse a favore di Pietro. Le uniche colpe che ha Pietro e che ha sempre affermato e dichiarato agli inquirenti, e che già sta scontando da quasi tre anni sono l’omissione di soccorso e l’occultamento di cadavere. Perché si è comportato in questo modo c’è anche una spiegazione, Pietro al momento del fatto ha subito un forte shock ma la corte purtroppo si è rifiutata di fare la perizia psichiatrica (sfiderei chiunque a vivere questa brutta scena). E poi Roberta quando si appartava con Pietro in quel posto, gli diceva: “Se mi dovesse succedere qualcosa, voglio essere seppellita in questo bellissimo posto”.

“Questa è la verità”

Forse non crederete a queste cose ma purtroppo è la cruda realtà, liberi di crederci o no, ognuno ha libertà di pensiero.
Con grande dispiacere mio e di tutta la mia famiglia, siamo coscienti che purtroppo Roberta non c’è più ma non si può attribuire un gesto malsano della ragazza a un altro essere umano che è innocente e non lo dico perché sono sua madre ma perché parlo con cognizione di causa e documenti in mano. Voglio anche dire che continueremo a credere in una giusta giustizia e non a una giustizia mediatica.

Sono cosciente che ogni giorno ci sono donne che subiscono violenze inaudite e questo non lo tollero, perché anche io, prima come donna e poi come madre di una figlia, voglio che gli assassini paghino e le donne vivano in un mondo fatto di uomini che alzano le mani solo per accarezzarle e non per farle del male. Grazie Signor Sindaco».

Le parole del sindaco di Caccamo

“La Giustizia ha fatto il suo corso. Pietro ha commesso un crimine efferato, è stato condannato in appello al massimo della pena prevista dal nostro ordinamento. Siamo vicini alla famiglia Siragusa, vogliamo che sappiano di poter sempre contare sulle istituzioni e sulla comunità caccamese; siamo consapevoli che la tragedia che li ha colpiti lascia una ferita incolmabile e che niente e nessuno gli restituirà la loro amata Roberta. – Ha dichiarato il sindaco di Caccamo Franco Fiore, che ieri ha presenziato in Tribunale nel processo contro Pietro Morreale, nel quale il Comune si era costituito Parte Civile assistito dall’avvocato Beatrice Scimeca. – Quello che ferisce ulteriormente è che in questi lunghi mesi non ci sia stato alcun gesto di pentimento da parte del Morreale, né alcun gesto di cordoglio o di scuse da parte dei familiari del ragazzo. Come Istituzioni continueremo a lavorare per promuovere relazioni sociali serene e pacifiche fra i cittadini e per prevenire ogni forma di violenza di genere e sui minori. Le amministrazioni che si sono succedute nell’ultimo decennio hanno promosso costanti interventi nella lotta contro la discriminazione sociale e la violenza di genere, coinvolgendo le donne, agendo con le associazioni.”.

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