“Al verificarsi o nell’imminenza degli eventi….che colpiscono o minacciano di colpire il territorio o la popolazione regionale… la giunta regionale, su proposta del Presidente… sentito il dipartimento regionale di Protezione civile decreta lo stato di crisi e di emergenza regionale determinandone durata ed estensione territoriale dandone tempestiva informazione all’assemblea regionale siciliana”.

Recita così l’articolo 1 del ddl 774. La norma è stata approvata dalla Giunta regionale di governo e ora dovrà essere varata dall’Ars per diventare legge regionale ma è destinata a sollevare polemiche e scontri. Regolamenta gli interventi di protezione civile in casi di emergenza senza precedenti, quelli che abbiamo già visto con il lockdown dovuto all’emergenza covid19. In dodici articoli affronta soprattutto la semplificazione amministrativa e la velocizzazione delle procedure ma di fatto è una sorta di ‘legge d’emergenza’ che conferisce al governatore poteri speciali.

Si parte da misure straordinarie per gli interventi di acquisizione materiali e operazioni di protezione civile regionale ma fra le misure c’è anche l’avocazione a se, da parte del Presidente, di tutte le materie sensibili attualmente di competenza dei sindaci e dei Comuni.

La norma è stata proposta dall’assessore all’Economia e Vice Presidente della Regione Gaetano Armao e deve servire ad accelerare gli interventi per l’emergenza Covid19 o per qualsiasi emergenza futura. Si tratta di una norma che permette di attivare poteri speciali transitori che possono durare per un anno prorogabile per un altro anno

Digitalizzazione della burocrazia, dematerializzazione dei documenti da rilasciare, recepimento dello sblocca cantieri  nazionale mettendo nelle mani del presidente della Regione la nomina commissari straordinari sul modello Genova in salsa siciliana e silenzio assenso per decine di procedure anche se a tempo determinato ovvero per l’emergenza.

Ma di fatto è proprio l’articolo uno il nodo del contendere assegnando poteri straordinari  molto speciali al presidente della regione che scavalca gli Enti Locali, e tagli anche le procedure di legge per l’approvazione del Def, per la predisposizione di bilancio e finanziaria d’emergenza e per una lunghissima serie di materie. Insomma niente trattative per le misure d’emergenza, niente differenziazioni fra comuni per aperture e chiusure in base alle ordinanza sindacali, niente sindaci sceriffi ma tutto nelle mani del governatore per uno o due anni.

Una norma che nasce anche sull’onda emozionale con i due terzi dei siciliani, secondo le interviste dei sondaggisti, che avrebbero voluto tenere l’isola chiusa e che sembrano disposti a rinunciare a una parte consistente delle proprie libertà per paura, figuriamoci quelle prettamente politiche come la predisposizione dei bilanci

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