Precari Covid siciliani ancora nel limbo, mentre le Asp procedono in ordine sparso.
Un atto di indirizzo a sostegno di questa categoria di lavoratori, che hanno anche protestato davanti l’Ars, è stato presentato da Fratelli d’Italia in Commissione Sanità all’Ars, chiedendo al governo regionale anzitutto di sollecitare alle aziende sanitarie l’avvio entro trenta giorni di ricognizioni interne con l’obiettivo di stabilizzare il personale dirigenziale e non dirigenziale, compresa l’area professionale, tecnica e amministrativa, in possesso dei requisiti previsti dalla normativa in materia. Ma non mancano i problemi e le polemiche.

I sindacati: “Precari doppiamente penalizzati all’Asp di Palermo”

Doppia beffa per i precari covid dell’Asp di Palermo. Secondo i sindacati Fials, Fvm e Anaao Assomed, i criteri per l’assunzione del personale penalizzerebbero i lavoratori in attesa di stabilizzazione privilegiando invece le procedure concorsuali e la mobilità. Inoltre le ultime disposizioni ammettono alle procedure anche il personale non in servizio all’Asp, ampliando dunque la platea. “Appare opportuno sottolineare – scrivono i sindacalisti Giuseppe Forte, Danilo Panci e Antonino Lo Cicero – che, secondo le normative vigenti in materia, deve essere data priorità alle procedure per la stabilizzazione, tenuto conto della riserva del 50% dei posti e considerata anche la massa finanziaria destinata proprio alle procedure assunzionali del personale precario”. E ancora, i sindacati spiegano che “l’ampliamento della platea di lavoratori che può accedere alla procedura di stabilizzazione penalizza di fatto il personale precario che ha prestato o che presta servizio presso codesta azienda e che rischia quindi di rimanere escluso dalla graduatoria che si determinerà in esito al bando medesimo”.
I sindacati portano quindi come esempio il censimento pubblicato al Policlinico di Palermo secondo i giusti criteri proposti, per definire il piano del fabbisogno. “Esprimiamo pieno apprezzamento per l’atto di ricognizione proposto dal manager del Policlinico, Salvatore Iacolino, che traccia un percorso chiaro che ci auguriamo le altre aziende possano seguire”.

Cisl: “Asp di Catania chiarisca delibera e fonti legislative”

Polemiche anche in merito a quanto sta accadendo all’Asp di Catania, a muoverle la Cisl.
“L’Asp chiarisca in un apposito confronto sia il “dispositivo” della Delibera n. 277 del 01.03.2023 sia le fonti legislative su cui ha deciso di escludere dalla proroga e dal processo di stabilizzazione precari Covid che hanno svolto un lavoro prezioso come gli psicologi e i tecnici informatici. Nel frattempo, abbiamo incaricato i nostri legali ad avviare ogni utile procedura che tuteli i lavoratori e faccia prevalere i diritti acquisiti durante gli oltre 24 mesi di lavoro svolto nella lotta alla pandemia”.

Esclusi dalla proroga i precari psicologi e informatici

La Cisl di Catania, con le sue federazioni della Cisl Medici e della Cisl Funzione Pubblica, e i rispettivi segretari generali Maurizio Attanasio, Massimo De Natale e Danilo Sottile, contesta la decisione dell’Azienda Provinciale Sanitaria di aver escluso dalla proroga dei precari Covid psicologi e informatici e ha chiesto un formale incontro con i vertici dell’Asp etnea. Si tratta di figure professionali e tecnico-sanitarie che prestano il loro servizio da dicembre 2020, contrattualizzati dall’ASP (se così si possono definire i rapporti di lavoro libero professionale) e utilizzati in presidi ospedalieri di Catania e provincia, negli hub vaccinali e in altre strutture pubbliche del SSN.

“Escluso e leso il diritto alla stabilizzazione”

“In questi giorni – ricordano – l’Asp di Catania con Delibera n. 277 del 01.03.2023, in applicazione della direttiva regionale del 28.02.2023, ha prorogato per ulteriori 15 giorni gli incarichi dei soggetti utilizzati dalla piena pandemia ad oggi, in possesso dei requisiti previsti dalla Legge n.14/2023, interessati, successivamente, alla stabilizzazione; cancellando, però, dagli elenchi storici ben 16 psicologhe, assieme ad altre figure professionali, “dimenticando”, che insieme alla prima citata recente direttiva sussiste una “pila” di normative in materia attualmente vigente che chiarisce un percorso “inclusivo” e parallelo e non, al contrario, che esclude e lede il diritto acquisito alla stabilizzazione”.
“È opportuno richiamare l’attenzione sulla normativa – sottolineano i tre segretari sindacali – e chiediamo all’Asp come mai non siano stati tenuti in considerazione sia la Legge n.145/2018 (art.1 comma 547 e 548) che della Legge n.77/ 2020 (art.3) dove viene reso esplicito che è consentita la partecipazione ai concorsi e, quindi al processo di stabilizzazione, del personale “in formazione specialistica iscritti all’ultimo anno del relativo corso sono ammessi alle procedure concorsuali per l’accesso alla dirigenza del ruolo sanitario nella specifica disciplina bandita e collocati, all’esito positivo delle medesime procedure, in graduatoria separata” e al comma successivo “l’eventuale assunzione a tempo indeterminato del personale sanitario, di cui al comma precedente, risultati idonei e utilmente collocati nelle graduatorie e utilmente collocati nelle relative graduatorie, è subordinata al conseguimento del titolo di specializzazione e all’esaurimento della graduatoria del personale già specializzato alla data di scadenza del bando””.

“Sedici psicologi buttati via come cose”

Singolare la vicenda dei 16 psicologi. “Sono stati in prima linea per l’emergenza Covid – spiegano i dirigenti sindacali della Cisl – hanno permesso che i pazienti gravi, posti in isolamento, potessero avere un supporto psicologico, in qualche caso, prima di morire per Covid, sono stati il legame dignitoso tra paziente e familiare, ma adesso l’Asp di Catania li butta via come le “cose” che non servono più. Ma per chi come noi conosce la legislazione e si è battuto per averla, si chiede: perché? Qual è la motivazione? Chi ha deciso che la legge non debba venire rispettata e perché? E oggi, lo chiediamo ufficialmente all’ASP di Catania e alla Regione”.

“Oltraggiata la funzione professionale di queste figure”

“Un “rapporto di lavoro” che via via si è assottigliato – concludono Attanasio, De Natale e Sottile – con una drastica riduzione delle ore (ultimo rapporto prevede 6 ore settimanali) quasi a oltraggiare la funzione professionale e il forte bisogno sociale di supporto psicologico post pandemico e ospedaliero, previsto persino nella riforma della Medicina del territorio (Misura 6) e in quella dei Servizi sociali (Misura 5), dal PNRR”.

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