Solo una su 23 vittime del racket della cosca mafiosa di Brancaccio si è costituita parte civile all’udienza preliminare a boss ed estorsori in corso davanti al gup di Palermo Guglielmo Nicastro.

Di “ritorno all’anno zero” nella reazione della società al reacket parlano gli avvocati Ugo Forello e Valerio D’Antoni che difendono il solo commerciante che ha scelto di partecipare al processo. “Le azioni delle associazioni antiracket – dicono – hanno dimostrato che ci si può opporre, schierandosi dalla parte delle regole, della sana cultura d’impresa e della correttezza”.

Ma evidentemente la strada da fare è ancora lunga. Il processo nasce da un’inchiesta delle Fiamme gialle che portò in cella 34 persone tra cui il capomafia Piero Tagliavia. L’inchiesta ricostruì decine di estorsioni perpetrate ai danni sia di imprese edili impegnate in importanti lavori di ristrutturazione, sia di piccole attività commerciali storicamente attive nel territorio. Tagliavia gestiva anche il gioco del lotto abusivo nel suo mandamento.

Ma aveva anche il controllo delle attività degli ambulanti che dovevano fare un “regalino” se volevano continuare a operare nel territorio.