Secondo l’accusa la mafia avrebbe sponsorizzato alcuni imprenditori per realizzare decine di appartamenti a Palermo. Ruota intorno a questa indagine il processo arrivato in secondo grado che ha portato a due assoluzioni e sei sconti di pena nei confronti della famiglia dei costruttori Graziano e di altri imputati.

Ieri i giudici della terza sezione della corte d’appello presieduta da Antonio Napoli, come riporta il Giornale di Sicilia, hanno assolto Giorgio Marcatajo, difeso dagli avvocati Franco Inzerillo e Valeria Mina, perché il fatto non costituisce reato, in primo grado era stato condannato a 2 anni e 10 mesi per intestazione fittizia.

Assolto perché il fatto non sussiste anche l’ingegnere Francesco Cuccio, accusato di riciclaggio, che aveva avuto 5 anni e mezzo (difeso dagli avvocati Massimo Motisi e Baldassare Lauria). I reati contestati vanno dall’associazione per delinquere alla fittizia intestazione di beni aggravata dall’agevolazione di Cosa nostra. Aggravante poi che per molte imputazioni è caduta in appello.

Riduzioni di pena per Angelo Graziano (4 anni e mezzo, contro i 6 del primo grado); il fratello Francesco Graziano ha avuto 10 anni e 11 mesi, rispetto ai precedenti 14 anni e 2 mesi; e il padre dei due, Vincenzo Graziano – che in questo processo era accusato di avere intestato una serie di beni ad alcuni prestanome – per lui 3 anni e 9 mesi, rispetto ai precedenti 4 anni e 2 mesi. Giuseppe e Ignazio Messeri, padre e figlio, sono stati condannati a 2 anni e 3 mesi ciascuno, 6 mesi in meno rispetto al primo grado. La pena più bassa è stata inflitta a Maria Virginia Inserillo, moglie di Francesco Graziano e nuora di Vincenzo, accusata di favoreggiamento aggravato: un anno e 2 mesi, in primo grado aveva avuto un anno e 6 mesi. Francesco Graziano è stato condannato infine al risarcimento danni nei confronti di un imprenditore di Alcamo Salvatore Di Leonardo che aveva subito un’estorsione, stessa decisione a favore dell’associazione antiracket di Alcamo.