Il tribunale di Palermo ha condannato a pene comprese tra un anno e mezzo e 14 anni e 2 mesi otto persone accusate, a vario titolo, di riciclaggio, reimpiego di capitali illeciti, peculato e intestazione fittizia di beni, reati aggravati dall’avere favorito Cosa nostra.

Tra gli imputati anche Giorgio Marcatajo, condannato a 2 anni e 10 mesi, figlio dell’avvocato Marcello, anche lui coinvolto nell’inchiesta e morto due anni fa. Secondo il pm Amelia Luise, che ha coordinato l’indagine, il legale poi deceduto per quasi 13 anni avrebbe curato gli interessi dei clan dell’Acquasanta per cui avrebbe stipulato diversi affari immobiliari.
Al processo erano imputati anche i Graziano, esponenti dell’omonima famiglia mafiosa che, per gli inquirenti, avrebbero potuto contare sull’aiuto di Marcatajo nel riciclaggio del denaro della cosca: Angelo ha avuto sei anni, Francesco 14 anni e due mesi e il boss Vincenzo Graziano 4 anni e 2 mesi. Condannati anche l’ingegnere Francesco Cuccio (5 anni e 6 mesi), indagato per aver agevolato l’attività di “cosa nostra” nello svolgimento della propria attività professionale.

Si sarebbe speso in favore di una impresa edile mafiosa. Condanne anche per Giuseppe e Ignazio Messeri (2 anni e 9 mesi ciascuno) e Maria Virginia Inserillo che ha avuto un anno e sei mesi.

Morto l’avvocato Marcatajo, era stato arrestato per riciclaggio

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