Protestano i lavoratori della Fondazione Teatro Massimo che fanno iniziare lo spettacolo con un ritardo di 30 minuti per la terza volta in un mese. Così tra l’irritazione del pubblico i dipendenti del Teatro palermitano, tra orchestrali e coristi, fanno sentire la propria voce nonostante si sia creata una netta separazione tra sindacati autonomi e sindacati confederali.
“Dai 18 aderenti dell’ultimo sciopero del 5 novembre, ieri il numero è praticamente raddoppiato. Segno che tra i lavoratori della Fondazione Teatro Massimo c’è un malcontento crescente – dice il segretario provinciale Libersind Confsal di Palermo, Monica Piazza – Sono stati più di una decina i professori d’orchestra, tra cui molte prime parti, che hanno scioperato. E tra le adesioni ci sono state anche quelle di iscritti ad altre sigle sindacali o non sindacalizzati. È chiaro che ci sono problemi irrisolti che vanno affrontati».
Come riporta il Giornale di Sicilia, l’assenza di un piano di stabilizzazione dei precari e il mancato rinnovo della contrattazione di secondo livello, sono alla base della protesta. “Dopo i sacrifici sostenuti, le decurtazioni salariali vigenti e il precariato dilagante, si chiedono certezza di risorse, investimenti in tecnologie, rilancio artistico e professionale, adeguamenti economici ed organizzativi – continua Piazza -. Noi avevamo ceduto delle quote di integrativo, per le indennità di flessibilità e una percentuale sui promozionali, oltre ad una decurtazione del premio di risultato. Ma nel frattempo – dice ancora – abbiamo raddoppiato il numero di spettacoli tra sala grande e sale minori, e il premio è rimasto invariato. La scelta di uno sciopero è sempre dolorosa, anche se abbiamo scelto una formula non selvaggia, ma che rispetta il diritto dello spettatore a fruire dello spettacolo, seppure in ritardo; questo la dice lunga sulla nostra voglia di dialogo”.
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