Pesaro, comune italiano delle Marche di 94.813 abitanti (fonte Istat 2017). E’ il cinquantunesimo comune italiano per popolazione, il secondo della regione dopo il capoluogo, Ancona. Non una lezione di geografia né di demografia ma solo qualche numero per comprendere quanto peserà il contributo della città al voto per il rinnovo del consiglio regionale il prossimo 31 maggio quando le Marche andranno al voto insieme ad altre regioni chiave come la Campania, la Liguria, la Puglia, la Toscana e il Veneto.

Perché questo interesse per Pesaro? Perché dopo cinque mesi di “laboratorio politico” come l’ha definito il sindaco Pd, Matteo Ricci, già vicepresidente del Partito democratico fino al 2017, il primo cittadino ha offerto la poltrona di assessore comunale alla consigliera del Movimento 5 Stelle, Francesca Frenquellucci.
Deleghe ampie alle Attività economiche, Servizi demografici, Reti informatiche e Città digitale, Democrazia diretta e Università. Temi cari ai 5 Stelle. Eppure…

Eppure il reggente dei pentastellati dopo l’addio di Luigi Di Maio che pure ieri si è fatto vedere al Tempio d Adriano a Roma dove si riunivano i facilitatori del movimento che fu di Beppe Grillo, ha detto no. Proprio così: il palermitano Vito Crimi, primissimo portavoce dei grillini con Roberta Lombardi all’epoca dello sbarco in Parlamento con l’apriscatole, ha minacciato la consigliera di espulsione dal movimento nel caso accetti di entrare in giunta. I motivi dell’aut aut non sono chiarissimi se non in chiave delle future elezioni regionali visto che i 5Stelle, nonostante le debacle in Emilia Romagna e in Calabria (dove non hanno eletto nemmeno un consigliere) di una settimana fa, si ostinano a condannarsi all’autosufficienza, meglio sarebbe dire all’autoinsufficienza.

Ma com’è maturato il rapporto di collaborazione fra il sindaco Ricci e la consigliera Frenquellucci sostenuta da tutto il suo gruppo?
Da un obiettivo comune: il ritorno a Pesaro di una sede universitaria. Battaglia che ha visto il Pd al governo e i 5 Stelle in consiglio convintamente alleati. Tanto che Ricci ha consegnato alla Frenquellucci, fin qui, l’incarico di delegato per il progetto. Per cinque mesi. Adessso il cambio di passo con l’upgrade da consigliere ad assessore. D’altronde la Frenquellucci ha visto nell’offerta la possibilità di intervenire nelle proposte di delibera senza passare dalla mediazione dell’assessore di riferimento. Un modo per portare avanti direttamente le istanze grilline. E portare acqua al mulino della casa madre. Sbagliato. Così non va bene, manda a dire Vito Crimi che non vuole sentire ragioni. Che lascia interdetta l’aspirante assessora: “Dimettermi? Autosospendermi? Non capisco perché non posso fare quello che il Movimento 5 Stelle sta facendo ai tavoli nazionali”.
E’ più chiaro il commento del sindaco dem Matteo Ricci che incalza: “Sarebbe come chiedere a tutti i ministri 5 Stelle di autosospendersi perché sono al governo nazionale con il Pd”. Come a dire che “il re è nudo”.

Eh sì, una bella contraddizione. Oppure una mossa attendista in vista della direzione che il movimento prenderà ai prossimi Stati generali quando si capirà se il campo d’azione dei grillini sarà il centrodestra o il centrosinistra. O quando maturerà l’ennesima scissione dell’atomo che farà dei 5 Stelle un partito ininfluente, come testimonia anche il sondaggio Ipsos di Nando Pagnoncelli al Corriere della Sera sulle intenzioni di voto degli italiani, sottolineando come dal botto delle elezioni del 2018, i grillini abbiano perso i consensi costruiti, voto per voto, in sette anni.
Confusione o strategia? C’è una ferma volontà di tirare la corda e spezzare l’alleanza anche a livello nazionale? Il giro di boa potrebbe essere ancora una volta il tema della prescrizione in vista del voto al provvedimento Milleproroghe al cui interno è inserito un emendamento firmato da Lucia Annibali che chiede la sospensione di un anno dell’abrogazione della prescrizione prevista dalla legge Bonafede. Resta da aspettare gli Stati generali. Se son rose, sfioriranno.

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