La riforma della Province dovrebbe essere approvata fra giovedì e martedì prossimo, aprendo la strada che porterebbe alle elezioni l’8 e il 9 giugno insieme alle Europee. Ma quanto guadagneranno, in caso di ok, i futuri presidenti delle città Metropolitane?

I guadagni dei futuri presidenti

Avranno uno stipendio di 6.972 euro lordi al mese. Quello di Messina si fermerà a 5.784.  Tutti gli altri vertici delle Province non supereranno i 5 mila euro. A 24 ore dall’inizio delle votazioni della riforma che reintrodurrà in Sicilia l’elezione diretta nelle Province, ridando vita agli enti nella versione tradizionale, è il nodo compensi a tenere banco all’Ars. Perché la vulgata parlamentare da mesi indicava un’equiparazione fra lo stipendio dei sindaci capoluogo e quello dei presidenti della Provincia. “Operazione al momento impossibile – ha spiegato ieri il presidente della commissione Affari Istituzionali, Ignazio Abbate – perché non c’è la copertura finanziaria”. Le buste paga dei primi cittadini sono state aumentate, e di molto, appena un anno fa. E adesso, almeno nel caso delle grandi città, sfiorano il compenso del presidente della Regione (circa 14 mila euro lordi al mese).

Riforma contestata

Nella giornata di ieri maggioranza, come detto, ballerina e opposizione pronta a far notare ogni minima assenza per frenare il percorso della discussione generale e tentare di impallinare la riforma.

Per tutta la giornata la maggioranza ha dovuto serrare continuamente le fila all’Ars durante la discussione generale della riforma delle Province. Molti deputati del centrodestra hanno preso la parola, più per prendere tempo in attesa che i parlamentari del centrodestra assenti arrivassero in aula che per reale esigenza di dibattito. Uno stratagemma fatto notare dalle opposizioni tanto che il presidente dell’Ars, Gaetano Galvagno, ha sospeso la seduta  e ha convocato la conferenza dei capigruppo.

Galvagno a colloquio con Schifani

Dopo la pausa per la capigruppo la discussione generale della riforma è, però, ripresa. La presidenza, però, è stata affidata al vice Nuccio Di Paola. Il presidente Gaetano Galvagno, ha, infatti,  lasciato Palazzo dei Normanni, per recarsi a Palazzo d’Orleans, sede della Presidenza della Regione a  colloquio col il presidente Renato Schifani.

Intanto la pioggia di interventi d’aula, stavolta, è stata quella dei deputati delle opposizioni che hanno contestato non solo la presunta incostituzionalità perché la legge Delrio, non ancora abrogata,  indica le elezioni di secondo livello ma anche alcune previsioni del disegno di legge.

Attacchi, quelli delle opposizioni, come come per magia hanno permesso proprio alla maggioranza stavolta d serrare davvero le fila con i parlamentari della maggioranza schierati a difendere il testo. Ma il voto per il passaggio all’analisi dell’articolato non è arrivato

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