Giornata di voto per l’elezione di 31 presidenti di Provincia e 71 consigli provinciali che saranno votati con il sistema elettorale di secondo livello da 68.499 sindaci e consiglieri comunali di oltre 5.500 Comuni, in rappresentanza di oltre 32 milioni e 500 mila cittadine e cittadini. Si vota in un unico turno presso i seggi aperti nelle sedi stabilite dagli uffici elettorali provinciali, dalle ore 8 alle 20.

Elezioni di secondo grado

Si tratta di elezioni di secondo grado, secondo quanto stabilito dalla legge 56/14 di riforma delle Province: elettori ed eletti sono infatti i sindaci e i consiglieri comunali, cui è affidata la responsabilità di votare per conto delle comunità e dei cittadini amministrati. Le Province in cui si voterà anche per l’elezione del Presidente sono: Ancona, Alessandria, Ascoli Piceno, Avellino, Belluno, Bergamo, Biella, Caserta, Chieti, Crotone, Fermo, Ferrara, Forlì-Cesena, Grosseto, Imperia, Latina, L’Aquila, Lecco, Macerata, Mantova, Massa Carrara, Parma, Pavia, Perugia, Pescara, Ravenna, Rovigo, Terni, Treviso, Verbano Cusio Ossola, Viterbo.

All’appello manca la Sicilia

Come ampiamente risaputo manca all’appello la Sicilia. All’Ars nei giorni scorsi è andata in scena l’ennesima storia dei “franchi tiratori” della maggioranza. Con un asse inedito tra Pd e Lega è stato deciso di rinviare tutto ma questa volta si punta a non farle tenere affatto. Lo scopo della politica siciliana è quello di ridar vita agli organi di secondo livello e indire elezioni ordinarie. Insomma far tornare alle urne i siciliani per eleggere le Province.

Il “duello” a Casa Minutella

Per rendere ancor più cristallino il quadro di una politica siciliana fortemente divisa sul tema basta guardare quanto accaduto nel corso della trasmissione di BlogSicilia “Casa Minutella”. Di fronte l’assessore regionale alle Infrastrutture Marco Falcone e il sottosegretario sempre alle Infrastrutture Giancarlo Cancellieri. Il primo ha attaccato Pd e 5 Stelle per aver dato vita nel 2014 ad una riforma che ha abolito le Province, condannandole però ad un limbo e ad una serie di disservizi a catena che hanno complicato tutto. Il secondo ha risposto per le rime, evidenziando che l’attuale governo Musumeci è al governo da 4 anni e in questo lungo lasso di tempo non ha mai messo mano alla riforma.

 

 

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