Condannati a due anni di reclusione ma subito liberati i due ragazzi di 20 anni considerati gli autori della violenza sessuale nei confronti di una ragazza di 15 anni, avvenuta in un parcheggio di Corso Calatafimi. Il Gup li ha condannati a due anni dopo che l’accusa aveva chiesto, invece, condanne esemplari tra gli otto e i dieci anni. Il giudice ha riconosciuto le attenuanti generiche  infliggendo due anni e mezzo al giovane autore del presunto ricatto e due anni e quattro mesi all’amico.

Dopo un anno e mezzo ai domiciliari tornano in libertà. Tra gli imputati c’è anche una terza persona che ha scelto di essere processata con il rito ordinario. Lo riporta il Giornale di Sicilia.

La vicenda risale al novembre 2019. Dalle indagini è emersa una triste storia di paura e minacce.
La ragazzina, che aveva una relazione con uno dei presunti aggressori, avrebbe ad un certo punto deciso di interrompere la storia con quel ragazzo che le sembrava interessato soltanto al sesso. Lei non voleva più vederlo.Lui avrebbe insistito nel richiedere un incontro chiarificatore ricattandola, in caso di rifiuto di lei, di diffondere in chat e sui social una foto che la 15enne gli avrebbe mandato in passato e nella quale indossava solo una maglietta e gli slip.

Dopo decine di messaggi vessatori ricevuti, la 15enne si sarebbe decisa ad incontrare l’ex. L’incontro sarebbe avvenuto proprio nel parcheggio di corso Calatafimi. L’allora 18enne avrebbe messo le mani addosso alla ragazzina abusando di lei, e poi la violenza sarebbe continuata con l’entrata in scena di altri due giovani, compagni di scuola del giovane. Anche loro avrebbero violentato la ragazzina in una macchina di proprietà di uno dei giovani.
Tutto sarebbe avvenuto in pieno giorno, impossibile fuggire per la 15enne, immobilizzata dagli aggressori e stuprata nell’auto dove la portiera del lato passeggero sarebbe stata bloccata. Non era riuscita a scappare.

Dopo la violenza la ragazzina era andata a scuola. Sconvolta per quanto accaduto, si era confidata con le amiche che avevano raccontato tutto ad una insegnante che aveva allertato la preside dell’istituto. Era stata quest’ultima a chiamare i genitori della ragazza, e il giorno dopo era stata formalizzata la denuncia contro i tre. Importantissime per le indagini sono state le intercettazioni telefoniche delle conversazioni tra i tre compagni di scuola.