Circa 40 lavoratori della Reset, che dal 2016 hanno maturato il diritto al transito con la procedura della mobilità interaziendale nei ruoli della Rap per colmare le vacanze del relativo organico, dopo anni di attesa e di vane promesse, hanno deciso di rivolgersi al Giudice del lavoro con l’avvocato Nadia Spallitta.

La vicenda nasce nel 2016, 170 operai Reset risultati idonei a passare alla Rap

La vicenda nasce nel 2016, quando circa 170 operai provenienti dalla Reset, assoggettati al CCNL dei servizi di pulizia e multiservizi, con 24 ore lavorative iniziali (su 40 invece spettanti, quindi con una bassa retribuzione), sono risultati idonei in relazione alla mobilità interaziendale bandita dalla Rap.

Solo 30 lavoratori hanno transitato in Rap

Senonché, solo 30 lavoratori circa transitavano presso la Rap e venivano assoggettati alle migliori condizioni retributive previste dal Contratto collettivo nazionale Federambiente (che si applica ai dipendenti della Rap). Tutti gli altri lavoratori, invece, restavano fuori dalla mobilità inspiegabilmente, dal momento che i posti in pianta organica erano vacanti, con conseguenti ricadute negative sulla qualità dei servizi resi.

Chiesto incontro al sindaco

Tra l’altro, gli stessi operai della Reset lavoravano spesso per conto di Rap, senza tuttavia beneficiare delle migliori condizioni contrattuali di Federambiente, con evidente ingiustizia e disparità di trattamento. A nulla sono valsi, inoltre, i pareri del Segretario generale e dell’avvocatura che hanno dichiarato più volte la legittimità di tutti gli operai utilmente inseriti nella graduatoria della mobilità. Alla luce di questo, gli stessi lavoratori hanno chiesto un incontro al nuovo Sindaco che non ha risposto alla loro istanza.

L’avvocato Spallitta: “Transito operai migliorerebbe i servizi”

“Credo che l’attuazione della mobilità interaziendale sia opportuna e necessaria – dichiara l’avvocato Nadia Spallitta – anche alla luce delle condizioni di abbandono in cui versa la nostra città. L’apporto di circa 90 operai – conclude il legale che difende i lavoratori – potrebbe sicuramente migliorare i servizi di smaltimento rifiuti e garantire a questo personale, che comunque è in servizio da oltre 20 anni, un riconoscimento retributivo che possa dare maggiore dignità agli stessi, anche in attuazione dei principi costituzionali altrimenti disattesi”.

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