E’ stato rapinato in casa con una pistola puntata in faccia Luigi Carollo, esponente della sinistra palermitana. Lo racconta lui stesso sul suo profilo Facebook.

E’ stato rapina da uno che aveva già incontrato e che dopo qualche mese era tornato a casa sua armato di pistola per prendere soldi e oggetti personali. E’ successo a Palermo.

Ma il racconto dell’esponente politico è un invito a denunciare sempre e comunque nonostante tutto, visto che alla Squadra Mobile di Palermo ha trovato personale molto preparato che mai per una volta lo ha messo a disagio.

Ecco il racconto di Luigi Carollo.

Venerdì in tarda mattinata sono stato rapinato in casa da un delinquente armato di pistola. L’autore della rapina è un ragazzo che avevo conosciuto parecchi mesi fa attraverso un sito di annunci per incontri e col quale in passato ho fatto sesso occasionale. Non voglio parlare del mio shock né fare ramanzine (inopportune da parte mia) sul sesso con sconosciuti.

Voglio parlare, invece, della lunga fase di denuncia presso la Squadra Mobile della Polizia. Ho, ovviamente, scelto di non nascondere le ragioni per le quali conoscevo il rapinatore; e di non nascondere nemmeno il contenuto dei nostri incontri e della nostra conversazione via whatsapp dato che le utenze telefoniche e le foto sarebbero state necessarie per individuarlo. Durante la deposizione sono stato trattato con grandissima gentilezza, senza alcuna inopportuna morbosità e senza alcun pregiudizio (né giudizio, per dirla tutta).

Tutte le persone che si sono occupate della mia denuncia (tutti uomini, voglio precisarlo) hanno cercato in ogni modo di mettermi a totale agio con cortesia e persino con battute mai inopportune né fuori luogo; scusandosi con grande garbo ogni volta che mi venivano chiesti particolari “intimi”.

Quando ho detto loro che li ringraziavo per il modo in cui erano riusciti ad evitarmi qualunque disagio, ammettendo di essere sorpreso dal non aver ricevuto nessuno dei (pre)giudizi che avevo temuto in un primo momento, mi hanno risposto: “è il nostro lavoro permettere a chiunque di poter raccontare tutto senza disagi e poi siamo nel 2018 e voi avete costruito la vostra visibilità anche in questa città ed anche coi Pride… cosa c’è da giudicare?”. In alcuni momenti di pausa, per esempio un caffè per smorzare la mia comprensibile ed altalenante tensione, abbiamo anche discusso in modo informale e direi “amichevole” dell’importanza dell’evitare rischi “qualunque sia l’orientamento ed il sesso delle persone che si incontrano, sia chiaro eh… vale per chiunque”.

Ecco, dato che se fossero stati scortesi o avessero mostrato propensione al pregiudizio e alla curiosità morbosa e imbarazzante avrei scritto una condanna pubblica (del tipo: oltre alla rapina a mano armata ci si mette pure l’omofobia!), ho ritenuto giusto condividere pubblicamente il fatto di aver ricevuto solo cortesia e grande attenzione a che non mi sentissi mai a disagio.

Per suggerire, rispettosamente e senza voler essere invadente, a chiunque possa trovarsi a vivere un’esperienza simile alla mia di denunciare senza paura di essere trattato in modo irrispettoso e senza paura di sentirsi “giudicato e condannato” quanto o più del delinquente. (P.s.: quando ho fatto notare che sui loro monitor c’era scritto “acquistato nel 2011” e ho chiesto se questo fosse segnale di un trattamento professionale non esattamente all’avanguardia, alcuni di loro mi hanno mostrato quanto materiale del loro ufficio fosse stato portato lì dalle loro case… compresa una lampada ed una stampante.)