“Nei giorni che vanno dalla strage di Capaci a quelli di via D’Amelio, Paolo Borsellino era agitatissimo, in preda a un’ansia di verità” e voleva “sapere qualcosa in più su mafia e appalti”. Lo ha detto Luigi Patronaggio, nel 1992 sostituto procuratore a Palermo, ricostruendo la riunione in procura del 14 luglio di quell’anno convocata dal capo Pietro Giammanco.
Il racconto di Patronaggio
“In quella riunione famosa – ha aggiunto – vi erano argomenti notevoli: mafia e appalti, estorsioni, ricerca dei latitanti. Borsellino fece qualche domanda da cui si intuiva che voleva sapere qualcosa in più su mafia e appalti”.
Il magistrato poi ucciso in via D’Amelio “aveva un ottimo rapporto con i vertici dei carabinieri, e aveva recepito le aspettative dei carabinieri sul rapporto del Ros, ma percepiva che questa aspettativa non veniva realizzata. Ebbe spiegazioni di carattere tecnico e non furono esaustive”.
“Era inusuale – ha aggiunto Patronaggio – che un magistrato non assegnatario richiedesse spiegazioni su un certo procedimento. Una copia dell’informativa mafia e appalti, comunque, l’aveva avuta poiché una parte riguardava Marsala. Borsellino aveva quotidiani scambi con carabinieri e polizia e da quella domanda si intuiva questa criticità”.
Il rapporto del Ros
Patronaggio ha poi ricostruito il contenuto del rapporto del Ros e la sua importanza. “Il rapporto – ha detto – gettava un punto di vista investigativo avanzato poiché focalizzava bene il meccanismo di acquisizione degli appalti da parte di Cosa nostra. Devo anche dire, però, che il rapporto nella versione del 20 febbraio 1991 è più un’annotazione che un rapporto, senza una rubricazione”, senza elenchi di indagati e intercettazioni ed “era giusta l’osservazione di Lo Forte sulla sua utilizzabilità”.
“Il procuratore Giammanco – ha proseguito Patronaggio – non era all’altezza di quel periodo drammatico dell’Italia e della Sicilia” con “una procura gestita in modo burocratico e verticista”.
“C’erano voci – ha spiegato – sulla vicinanza di Giammanco a certi ambienti politici e il Ros nutriva sfiducia nei confronti di Giammanco, e questa sfiducia arriva a Borsellino. Quella riunione venne preceduta da una richiesta di archiviazione di una parte di quel rapporto. La procura sotto Giancarlo Caselli cambiò decisamente registro”.
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