Le risorse del Recovery plan non vanno sprecate, utilizziamole per sanare una ‘questione meridionale’ mai risolta, ristabilendo l’universalità del diritto alla salute e il principio di uguaglianza di tutti i cittadini sancito dalla Costituzione. I decisori politici siciliani siano protagonisti di un reale cambio di passo del Sistema sanitario nazionale. Lo stesso ‘cambio di passo culturale e operativo’ che serve in Sicilia nelle politiche sociali ed economiche per correggere ‘le disuguaglianze e la crescita della povertà, terreno fertile per la criminalità organizzata’ rimarcato dal presidente della Corte d’Appello di Palermo Matteo Frasca durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2020. E che voglio ringraziare per avere coinvolto quest’anno anche i medici”. Lo dice il presidente dell’Ordine dei medici di Palermo Toti Amato, membro del direttivo della Federazione nazionale Fnomceo.

Sanità pubblica e privata in crisi

Secondo il presidente dei medici di Palermo, gli effetti nefasti della pandemia da Covid-19 hanno reso visibile la gravissima crisi della sanità pubblica e privata. Insufficienza di personale medico e sanitari, scarsità di posti letto e terapie intensive, inadeguatezza edilizia e strumentale, caos organizzativo e rallentamento del piano vaccinale hanno prodotto un’ecatombe di vite tra medici e operatori sanitari. “La curva pandemica oggi sembra scendere, ma in Sicilia come nel resto del Paese il numero dei decessi resta alto. Solo a gennaio, in Italia, secondo la Senior Italia FederAnziani, hanno perso la vita oltre quattordicimila persone, soprattutto over 80”.

Al centro del dibattito la questione meridionale

Amato parla di “inaccettabile disparità di cura tra Nord e Sud. “Si utilizzino i fondi del Recovery per rivedere il grande inganno delle quote di riparto del Fondo sanitario nazionale ai danni del Meridione deciso sulla base di criteri che non corrispondono affatto ai fabbisogni reali di salute dei territori”.

Secondo Amato “lo schema praticato fino ad oggi, di assegnare più fondi alle regioni che hanno più anziani e meno fondi alle regioni che hanno più giovani senza considerare l’incidenza, come accade in Sicilia, di alcune patologie croniche o il numero di giovani in fuga per mancanza di lavoro, è irrazionale. Una trappola che continua a produrre la sottostima grave delle risorse necessarie. Tra i criteri di riparto va applicata anche la “deprivazione sociale”, che significa svantaggi sul piano sociale ed economico con ricadute sulla salute, l’istruzione e il lavoro”.

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