I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Palermo, hanno individuato 32 soggetti che avrebbero beneficiato del reddito di cittadinanza senza averne diritto.
In particolare, l’attività delle fiamme gialle del 2° nucleo operativo metropolitano del gruppo di Palermo si è incentrata sull’analisi delle domande presentate da alcuni soggetti che, secondo le informazioni raccolte ed analizzate risultavano condannati in via definitiva per almeno uno dei cosiddetti “reati ostativi”, ricevendo il sussidio in maniera diretta o attraverso i familiari.
Considerato la condotta tenuta, i finanzieri hanno proceduto a segnalare i soggetti alla Procura di Palermo che ha emesso un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, convalidato dal gip per complessivi 206.513,93 euro in esecuzione del quale sono stati sottoposti a vincolo giudiziale conti correnti, 5 autoveicoli e 2 immobili.
Una settimana fa operazione nel Catanese
Trentacinque lavoratori in “nero” e altre nove “irregolari” sono stati scoperti da militari della compagnia della guardia di finanza di Paternò. Sono venuti fuori nel corso di otto controlli eseguiti a Belpasso, Paternò, Bronte, Santa Maria di Licodia e Biancavilla, nel Catanese. I finanzieri hanno accertato che numerosi lavoratori degli esercizi commerciali, e non solo, erano retribuiti in contanti, in contrasto con la norma che prevede la tracciabilità delle retribuzioni di chi è impiegato.
Le violazioni quanto pesano in sanzioni
Per le violazioni riscontrate i militari della guardia di finanza hanno applicato sanzioni per 270.500 euro. Contestata l’indebita percezione da parte di tre lavoratori ‘in nero’ del beneficio del reddito di cittadinanza. Nei confronti di tutte e otto le attività controllate, operanti nel settore del commercio all’ingrosso, in quello agricolo e in quello della ristorazione, è stata avanzata all’ispettorato territoriale del lavoro di Catania la proposta della sospensione dell’attività imprenditoriale. Questo perché avevano superato la soglia del 10% del personale presente sui luoghi di lavoro. E quindi non avevano fatto le preventive comunicazioni di instaurazione dei relativi rapporti d’impiego.
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