In occasione dell’imminente voto per i quesiti referendari l’Unione degli Ordini Forensi della Sicilia, in rappresentanza dei 24mila avvocati isolani, ha organizzato una riunione presso la Sala Mattarella dell’Assemblea Regionale Siciliana che si è tenuta stamani.
All’incontro hanno partecipato i 16 presidenti dei Consigli degli Ordini della Sicilia (o loro delegati), nonché i rappresentanti siciliani al Consiglio Nazionale Forense, alla Cassa Nazionale e all’Organismo Congressuale Forense.
Nel corso della riunione, l’Avvocatura siciliana ha ribadito con forza le ragioni del sì.

Temi fondamentali che riguardano la democrazia e la libertà

Le istituzioni della classe forense siciliana ritengono che i quesiti referendari investano temi fondamentali per la nostra vita quotidiana avendo influenza immediata e diretta sui più ampi e delicati concetti di democrazia e di libertà, principi cardine della nostra società.

Votare sì per riformare una giustizia ‘bloccata’

Ma quali sono le ragioni del sì? Bartolomeo Romano, docente di Diritto Penale all’Università di Palermo e vice presidente nazionale del Comitato sì per la Libertà, sì per la Giustizia, spiega ai nostri microfoni: “Vi invitiamo a votare sì convintamente per cambiare questa nostra giustizia che purtroppo ha tanti problemi. Una giustizia bloccata, una giustizia imbrigliata nel giogo delle correnti, una giustizia che non garantisce al cittadino, che non vede la separazione delle funzioni tra giudice e pubblico ministero, che non garantisce sino in fondo il diritto di difesa, che non consente agli avvocati di partecipare fattivamente ai consigli giudiziari, e che in qualche modo ha bisogno di riforme profonde e significative”.

I valori costituzionali fondamentali per la vita di ciascuno di noi

A fargli da eco l’avvocato Giuseppe Di Stefano, presidente dell’Unione degli Ordini Forensi della Sicilia che dichiara: “Invitiamo i cittadini a votare sì. Tra l’altro questi quesiti referendari sono di una rilevanza assolutamente importante per tutti i cittadini. Perché si parla di giusto processo, si parla di diritto di difesa. E quando si parla di giusto processo e si parla di diritto di difesa si parla di libertà e democrazia. Andare a votare sì a questi referendum significa votare per la libertà e per la democrazia di ognuno di noi.
Il valore di questi referendum è l’affermazione di alcuni principi. Il più importante dei quali è il diritto di difesa. Sono principi sanciti dalla Costituzione. Quando parliamo di referendum parliamo di Costituzione e di valori costituzionali e quindi di valori fondamentali per la vita di ciascuno di noi”.

Quando si vota

Domenica 12 giugno, dalle 7 alle 23, gli italiani saranno chiamati a esprimersi su cinque quesiti referendari che riguardano la giustizia. Potranno votare tutti i cittadini italiani con più di 18 anni, muniti di tessera elettorale e documento d’identità.

Referendum abrogativo

Si tratta di un referendum abrogativo (articolo 75 della Costituzione), ovvero si chiede agli elettori di abrogare una legge con il sì, di mantenerla in vigore con il no. Ogni quesito, affinché sia valido, deve raggiungere il quorum, cioè la maggioranza degli aventi diritto. In pratica, l’affluenza per ogni quesito deve superare il 50% + 1 voto, altrimenti il referendum perderà di validità.

I 5 quesiti referendari

In sintesi, i 5 quesiti referendari riguardano la separazione delle carriere (tra giudici e Pm); la custodia cautelare durante le indagini; la legge Severino, cioè l’incandidabilità dopo la condanna; le pagelle ai magistrati; la Riforma del Consiglio Superiore della Magistratura.

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