“Un referendum per introdurre nello Statuto la condizione di insularità per la Sicilia? E’ un inutile spreco di tempo e di denaro pubblico. Invece di proclami nel segno dell’autonomia il governo regionale si faccia portavoce delle istanze dei siciliani, sollecitando il Governo nazionale ad applicare la risoluzione del Parlamento Ue che riconosce le condizioni di insularità anche alla Sicilia e alla Sardegna, approvata a febbraio 2016”. Così il gruppo parlamentare del M5S all’Ars bolla la proposta di referendum consultivo per chiedere il riconoscimento dello stato di insularità all’interno dello Statuto siciliano suggerita dall’assessore regionale al Bilancio Gaetano Armao.

“Qual è, se non perdere tempo e sperperare denaro pubblico, il senso di indire un referendum, quando basterebbe dare seguito a un atto comunitario, che ha trovato applicazione solo parziale, dato che lo Stato ha riconosciuto il regime di continuità territoriale alla regione Sardegna e alle due isole minori di Pantelleria e Lampedusa, ma non alla Sicilia” dice il vicepresidente dell’Ars Giancarlo Cancelleri, che ha predisposto una mozione per chiedere al governo regionale di sollecitare lo Stato a dare piena attuazione alla risoluzione approvata due anni fa dall’Ue, ricordando che fra l’altro l’estensione del regime continuità territoriale era contenuto nel programma del M5S delle scorse regionali.

“Armao – aggiunge il deputato regionale Sergio Tancredi – farebbe bene suggerire al presidente della Regione di andare a Roma, non a chiedere poteri speciali per l’emergenza rifiuti, ma a battere i pugni e dare battaglia fino a quando anche alla Sicilia non venga riconosciuta la condizione di insularità. Si tratta di un riconoscimento che apre la strada all’abbattimento dei costi delle tratte marittime, ferroviarie e aeree e consentirebbe misure di fiscalità compensativa attraverso l’istituzione di zone franche, oltre che essere un elemento cruciale per la programmazione comunitaria 2020-2027, quando la Sicilia non sarà più nel novero delle Regioni ad Obiettivo 1”. “Ad esempio – prosegue – facendo riferimento alla legge sul federalismo fiscale e all’articolo 174 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europeo, che definisce la condizione di insularità proprio per compensare le condizioni di svantaggio economico da essa derivanti”.

“E’ paradossale che il Governo pensi ad aggiungere norme a uno Statuto, ad oggi ancora inattuato, come dimostra la mancata applicazione degli articoli 36, 37 e 38 dello Statuto siciliano. Sarebbe opportuno, piuttosto, – conclude il parlamentare – dare subito mandato alla commissione paritetica per avviare immediatamente le trattative con lo Stato, vista la condizione disastrosa del bilancio della Regione”.

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Immediata la replica dei proponenti il referendum “Che il M5S si schieri contro un referendum, ossia contro la possibilità di far esprimere i cittadini, è già una novità. Che poi lo faccia nei confronti della proposta di Unione dei siciliani di indire un Referendum Consultivo in Sicilia per chiedere l’inserimento nello Statuto della Regione del riconoscimento degli svantaggi riguardanti la condizione di insularità per la Sicilia, è davvero clamoroso, considerato che la contrarietà è stata espressa finora soltanto dai centralisti nemici della nostra autonomia, dei quali da adesso fa ufficialmente parte anche il M5S.” dice Rino Piscitello, coordinatore del movimento.

“Ma soprattutto – ha proseguito Piscitello – la posizione espressa dal gruppo parlamentare grillino dell’ARS e dal suo capo onorevole Cancelleri è sintomo di un’ignoranza che davvero la nostra isola non merita di trovare nei propri rappresentanti. Nel loro comunicato, infatti, si sostiene che, in alternativa alla richiesta di inserire la condizione di insularità nel nostro Statuto, occorre (citazione testuale) “sollecitare il Governo nazionale ad applicare la risoluzione del Parlamento Ue che riconosce le condizioni di insularità anche alla Sicilia e alla Sardegna, approvata a febbraio 2016”. Proposta senza senso in quanto una Risoluzione del Parlamento Europeo, come sanno anche gli studenti di primo anno di Giurisprudenza, ha il valore di raccomandazione e non può essere quindi applicata finché le proposte in essa contenute non vengano approvate dagli organi decisionali dell’UE, quali il Consiglio e la Commissione. L’inserimento in Statuto renderebbe invece il riconoscimento della condizione di insularità un obbligo costituzionale.
“Non conoscere il funzionamento delle istituzioni europee e di conseguenza di quelle italiane è il più grave dei difetti che si possa riscontrare in un esponente politico. Vada a studiare l’onorevole Cancelleri, portando con sé i rappresentanti del suo gruppo, – ha concluso Piscitello –  e solo dopo prenda posizione sulle proposte di chi, prima di parlare, pensa e studia.”