La Regione siciliana è in difficoltà e questo non perché il governo Musumeci abbia mal gestito. Al contrario, in 20 mesi il disavanzo complessivo maturato in un trentennio è stato già diminuito di oltre il 10%.

E non è vero neanche che il governo abbia tenuto il parlamento all’oscuro della difficile situazione finanziaria. La Corte dei Conti ha chiesto un approfondimento sui bilanci di ben 30 anni solo dopo l’ultima seduta della commissione Bilancio dell’Ars e l’accertamento è stato condotto in pieno agosto quando l’Ars era chiusa e comunicato con una nota già nel giorno della sua riapertura.

Il Vice presidente della regione e assessore all’economia Gaetano Armao si presenta in commissione all’Ars con una relazione in 11 pagine e spiega la situazione economica della Sicilia, risponde alle critiche con dati tecnici e punta il dito contro i responsabili del maggior disavanzo scoperto in pieno agosto.

“La genesi del maggior disavanzo va fatta risalire a  due operazioni per importi consistenti avvenute nel 2004 e nel 2009 che rispettivamente hanno comportato la riduzione di accertamento per crediti, poi rivelatisi inesistenti, nei confronti dello Stato del finanziamento del Fondo sanitario del 2003 per 573,5 milioni di euro ed il trasferimento a fondi regionali mediante iscrizione di perenzione della somma di 294,9 milioni di euro”.

Quasi un miliardo di euro, dunque, in due operazioni che adesso inguaiano la Regione per effetto delle correzioni da apportare dovute alla nuova contabilità pubblica obbligatoria che riguarda non più un triennio ma un trentennio.

Di fatto per la prima volta la Regione ha dovuto rivedere tutti i suoi bilanci degli ultimi 30 anni “Quello svolto è stato un lavoro molto complesso e senza precedenti ed ha riguardato oltre 64 mila capitoli in uscita e 14 mila in entrata, per circa 30 esercizi finanziari coinvolgendo l’intera amministrazione finanziaria regionale e partendo da un maggior disavanzo ulteriore di 2,7 miliardi” si legge ancora nella relazione.

Questo riaccertamento ha mostrato che “le quote vincolate del risultato di amministrazione sono risultate pari a 3.623 milioni di euro, mentre il disavanzo delle quote libere è pari a circa 7,3 miliardi di euro e quindi maggiore di circa 400 milioni di euro (come anticipato da BlogSicilia in pieno agosto) rispetto alla quantificazione precedente (circa 6,9 miliardi euro)”.

Di fatto ad oggi per motivi contabili la Regione ha un disavanzo di 400 milioni superiori a quanto precedentemente considerato (7,3 miliardi nel complesso) e questa situazione è stata comunicata all’Ars con una nota del 9 settembre precedente alla lettera di Musumeci che invita Miccichè a bloccare le norme di spesa in attesa del pronunciamento della Corte dei Conti.

“Occorre segnalare – rivendica Armao  -che senza gli effetti delle richiamate operazioni pluriennali (come si è ricordato riguardanti quasi un trentennio), il risultato di amministrazione del 2018 (e quindi di questo Governo) può dirsi in equilibrio e più che soddisfacente, anche in considerazione degli effetti del disavanzo proveniente dalla precedente legislatura e di cui è già in corso l’oneroso ripianamento”, insomma il bilancio andrebbe bene se non fosse per gli errori del passato.

Ma l’attuale assessore è duro anche con i suoi predecessori dell’era Crocetta e contesta le loro difese pubbliche di questi mesi. In pratica in sede di accertamento del disavanzo questo sarebbe stato sottostimato e in questo modo il mutuo trentennale per il ripiano sarebbe stato contratto con importi più bassi. Questo avrebbe permesso al governo Crocetta di liberare risorse per circa 60 milioni da spendere subito ma adesso se ne pagano le conseguenze perché non è più possibile per legge ricorrere ai mutui trentennali e il maggior disavanzo nascosto sotto il tappeto lo si deve pagare con i bilanci correnti.

Armao rileva anche malafede in quella operazione anche se non lo dice chiaramente ma fa presente che la Ragioneria generale dello stato aveva contestato l’errata quantificazione per ben due volte e aveva rinunciato all’impugnativa solo dietro la promessa scritta di una manovra correttiva. Promessa contenuta in una nota a firma dell’assessore ma non controfirmata dal Presidente e mai realizzata della quale oggi si paga lo scotto.

Le possibili soluzioni sono già in campo ma Armao non le snocciola in questa relazione anche se si dice ottimista circa la possibilità di riallineare i conti entro la fine della legislatura ma occorrerà, prima, aspettare il pronunciamento della Corte dei Conti che dovrà certificare questa condizione

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