La discussione sulla riforma elettorale per le elezioni amministrative in Sicilia riprenderà è ripresa alle 16 all’Ars e “l’impressione è che si stia modificando l’attuale impianto normativo in materia di elezioni, mozioni di sfiducia e rimozione del sindaco, senza tener conto del quadro finanziario e istituzionale in cui operano gli Enti Locali siciliani”. Hanno dichiarato Lillo Firetto, sindaco di Agrigento e Renato Accorinti sindaco di Messina, nonché componenti del consiglio regionale di AnciSicilia.
Prima di Firetto e Accorinti a condannare duramente la legge elettorale era stato il presidente dell’AnciSicilia e sindaco di Palermo, Leoluca Orlando.
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“A titolo di esempio si pensi che – continuano Firetto e Accorinti – se passasse la norma (prevista dall’art. 5 del testo in discussione) che prevede la rimozione del sindaco in caso di mancata adozione dei Bilanci entro i termini di legge, in un contesto come quello attuale si sarebbe già dovuto procedere con la rimozione di almeno 347 sindaci su un totale di 390. Prendendo in prestito i dati dell’Assessorato Autonomie locali, al 16 giugno 2016 e oltre un mese e mezzo dopo la scadenza del termine per l’approvazione dei Bilanci di Previsione 2016, infatti non soltanto vi erano ben 350 comuni che non avevano approvato i Bilanci di Previsione 2016 ma anche 300 comuni che non avevano approvato il Rendiconto di gestione 2015. Ma vi è di più, sulla base di quanto emerso in occasione dell’ultima seduta della Conferenza Regione – Autonomie Locali del 4 agosto, ancora oggi i comuni non hanno a disposizione tutti gli elementi necessari per poter predisporre i Bilanci di Previsione 2016. La Regione infatti a distanza di oltre 3 mesi dalla scadenza del termine del 30 aprile solo pochi giorni fa ha comunicato un taglio del 9 per cento sulla parte corrente rispetto a quanto previsto dalla Legge regionale di Stabilità 2016 e non ha ancora dato alcuna indicazione circa 165 milioni destinati a spese di investimento e al pagamento delle rate dei mutui accesi per la stessa finalità”. Allo stato attuale se i Comuni non approvano i bilanci di Previsione è perché la Regione non da certezze sia nel quantum sia sui tempi del trasferimento delle risorse destinate agli Enti locali. Alla luce di ciò si ritiene coerente prevedere che dovrebbe essere sempre la Regione a procedere poi con la rimozione dei Sindaci?”
“Con riferimento alle novità che si vogliono introdurre con il testo di riforma all’esame dell’ARS,
sarebbe opportuno riflettere su quanto la tenuta istituzionale del sistema delle Autonomie Locali già a rischio per numerosi fattori di ordine finanziario e legislativo possa essere compromessa da una serie di norme che indeboliscono la figura del Sindaco che pur eletto direttamente dal cittadino si trova ad essere “condizionato” anche da una serie di elementi contingenti. Ci si chiede in che termini possa giovare ai fini dell’efficienza e dell’efficacia dell’azione amministrativa prevedere la “minaccia” di una mozione di sfiducia al sindaco con il voti del 50 percento più uno dei consiglieri comunali, ma con un quorum ridotto rispetto a quello attuale?” Si chiedono i rappresentanti di AnciSicilia.
“L’attuale momento storico è chiaramente caratterizzato oltre che da una debolezza sul piano della tenuta finanziaria dell’intero sistema dei comuni anche da una forte debolezza specialmente rispetto al governo delle città metropolitane e dei liberi consorzi. istituzionale – concludono Firetto e Accorinti – e nel modificare la legge elettorale per le elezioni amministrative bisogna ricordare che ogni ulteriore elemento di debolezza rispetto al ruolo del primo cittadino, sia nella fase elettorale sia durante il mandato si riflette direttamente sulla stabilità nella gestione degli Enti intermedi. Ogni sindaco sfiduciato o rimosso rappresenterà inevitabilmente una ulteriore crepa nel governo delle ex Province.“Per tali ragioni è opportuno che su alcune norme vi sia un ulteriore approfondimento in commissione e che venga audita, così come era stato preannunciato, anche l’AnciSicilia”.
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