Le processioni religiose, nonostante la crisi pandemica che attanaglia ormai da mesi il mondo intero, nelle ultime settimane sembra avere allentato la sua aggressività, rimarranno sospese. Lo prevedono le disposizioni dell’Arcivescovo di Palermo monsignor Corrado Lorefice.
Domenica prossima, solennità del Corpus Domini, laddove è possibile, il parroco, dopo la celebrazione Eucaristica, potrà recarsi davanti la porta della chiesa per benedire la comunità parrocchiale, il quartiere e la città, fermo restando che i fedeli rimangano al proprio posto.
Per l’occasione, Lorefice ha scritto una lettera rivolta a sacerdoti e fedeli della diocesi.
Ecco il testo della lettera:
“Carissime sorelle e fratelli,
con cauto ottimismo constatiamo che la crisi pandemica, che attanaglia ormai da mesi il mondo intero, nelle ultime settimane sembra avere allentato la sua aggressività, ma questo non ci autorizza, tuttavia, a ritenerla ancora definitivamente superata. Le misure di contenimento fin qui adottate per impedirne la diffusione hanno, invero, fortemente condizionato la vita di tutti noi e compromesso non poco anche la nostra azione pastorale.
Essa ha subito, purtroppo, pesanti trasformazioni e, in taluni casi, significativi ridimensionamenti. La ripresa lenta, ma ancora monitorata, di tante attività a suo tempo sospese —tra cui la celebrazione delle SS. Messe con il popolo — e le ulteriori aperture di questa terza fase, ci impongono, tuttavia, di mantenere alta la soglia di attenzione per evitare nuove possibilità di contagio e ulteriori ancor più dolorose restrizioni.
Già nelle mie “Disposizioni per l’attuazione del Protocollo del 7 maggio 2020”, facevo appello al senso di «responsabilità personale di quanti posti alla guida di una comunità, ne hanno anche la responsabilità legale» e al fatto che «come comunità cristiana abbiamo il dovere di dare il nostro apporto, a cominciare dal rispetto delle disposizioni».
E aggiungevo anche: «Al di fuori delle celebrazioni sacramentali consentite, non sono ammesse altre celebrazioni con il popolo: momenti di preghiera, adorazioni, devozioni, etc. Così come continuano a non essere permesse le processioni».
Considerata, ora, la necessità di fare ulteriore chiarezza su quest’ultimo punto preciso quanto segue:
Permanendo lo stato di emergenza e dovendosi evitare assembramenti di fedeli, fino a nuova disposizione rimangono sospese tutte le processioni da chiunque e a qualsiasi titolo, promosse o organizzate. Gli incerti e imprevedibili risvolti, nell’immediato futuro, della crisi pandemica, di fatto non ci consentono ancora di poter superare questa interdizione, né di poter consentire — come da alcuni ipotizzato — che esse si svolgano in “forma semplificata”. Considerata la loro stessa natura, non sono consentite processioni alla presenza del solo sacerdote e di qualche altro accompagnatore: la processione, infatti, «è un segno della condizione della Chiesa, popolo di Dio in cammino che, con Cristo e dietro a Cristo, consapevole di non avere in questo mondo una stabile dimora (cf. Eb 13, 14), marcia per le vie della città terrena verso la Gerusalemme celeste» (Direttorio su pietà popolare e liturgia, n. 247).
La lodevole volontà, soprattutto nei pastori, di coltivare la pietà popolare e di nutrire la fede del Popolo di Dio, si attui opportunamente nei momenti che solitamente preparano le feste religiose (tridui, ottavari, novene) e nelle celebrazioni liturgiche ben curate e, perché no, pensate anche per poter raggiungere il maggior numero di fedeli — attraverso i mezzi di comunicazione che abbiamo imparato a usare in questo tempo — considerato che l’accesso in chiesa è consentito ancora a un numero limitato di essi e che mai dovranno venir meno le misure precauzionali finora adottate.
È un tempo opportuno per investire sull’evangelizzazione giacché è stata toccata la vita, la “carne” umana; sono
riapparse e insorte le “grandi domande” nei cuori di tanti, veri preannunci della fede (preambula fidez).È tempo di far arrivare il Vangelo attraverso la testimonianza della carità, vista anche la desolazione sociale ed economica che sta lasciando dietro a se il passaggio della pandemia.
Il divieto relativo alle processioni riguarda anche quella imminente del Corpus Domini — a cominciare da quella cittadina da me presieduta — che in ogni luogo è sempre largamente partecipata dai fedeli delle nostre comunità.
A tal riguardo, informo che presiederò la Messa Pontificale domenica 14 giugno alle ore 11 in Cattedrale e la celebrazione dei Vespri alle ore 18 nella chiesa di San Domenico.
Nella solennità del Corpus Domini invito i parroci a esporre, dopo la Messa con maggiore partecipazione di fedeli, il SS. Sacramento per un breve momento di adorazione comunitaria che si concluderà con la benedizione eucaristica. Laddove possibile, al termine della celebrazione, mentre i fedeli rimangono al loro posto, il parroco potrà recarsi con i necessari ministri alla porta della chiesa o sul sagrato per benedire tutta la Comunità parrocchiale, in particolare gli ammalati, gli anziani, le nuove generazioni e le famiglie segnate dalle conseguenze economiche della pandemia.
Invito le nostre Comunità parrocchiali, le Aggregazioni laicali, e in particolare le Confraternite, a saper vivere con grande spirito di comunione ecclesiale questo momento così delicato, mentre invoco su tutti il dono dello Spirito Santo.
Susciti, il Divino Soffio, un rinnovato vigore evangelico, dia audacia alla nostra pastorale per essere tra la nostra gente e le case delle nostre città un segno della cura di Dio per ogni uomo.
Nel Libro degli Atti la vita fraterna, la condivisione dei beni per sovvenire alle necessità di tutti, la preghiera comune, e in particolare lafradio panis — l’Eucaristia —, l’insegnamento degli Apostoli, la semplicità di cuore, erano le caratteristiche delle prima comunità cristiana, «godendo la simpatia di tutto il popolo»
(At 2,47).
Vi assicuro la mia costante preghiera e tutti benedico di cuore”.
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