Non passa all’ARAN, la proposta, condivisa da molti sindacati tra cui la CISAL, di far slittare a maggio il voto per il rinnovo delle RSU nel pubblico impiego e accordare un differimento che avrebbe consentito di valutare, nel frattempo, meglio i rischi connessi alla pandemia che allo stato, rendono obiettivamente difficile impegnarsi in una competizione elettorale all’interno di luoghi di lavoro spesso particolarmente messi sotto pressione dagli effetti del contagio come la sanità o la scuola. A renderlo noto è la stessa sigla sindacale.
Si cerca il compromesso
“La CISAL – si legge in una nota – si è impegnata per costruire un’ipotesi di compromesso che lasciava comunque al tavolo sindacale il compito di disciplinare questa delicata partita, contemperando tutti gli interessi in gioco, dal diritto dei lavoratori a esprimere le proprie preferenze a quello più generale di tutela della salute dei lavoratori stessi e degli utenti della PA”.
Partita strumentalizzata
La Cisal accusa altre sigle che, “sul tavolo e fuori dal tavolo, hanno evidentemente tentato di strumentalizzare questa partita”. Secondo il sindacato, inoltre, “bisogna prendere atto che, allo stato, l’unica regolamentazione che rimane in piedi è quella che prevede l’avvio della procedura elettorale dal 1° febbraio, stabilita da un calendario sottoscritto da tutte le OOSS nello scorso mese di dicembre”. Rispetto a quanto accaduto, tuttavia, la CISAL riafferma di non aver remore a confrontarsi con il consenso dei lavoratori anche se il quadro di diffusione della pandemia avrebbe consigliato un differente esito della trattativa sindacale.
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