“Riscossione è ormai da troppo tempo il terreno di guerriglia di questa squinternata maggioranza, col risultato che il governo è immobile e non si capisce più cosa voglia fare”. Lo afferma la capogruppo del Movimento del M5S all’Ars Valentina Zafarana a margine della seduta d’aula a Palazzo dei Normanni.

“L’immobilismo di Musumeci in questa vicenda è inaccettabile – spiega Zafarana – col risultato che a farne le spese sono il servizio ed i dipendenti, che vanno assolutamente tutelati. Il governo naviga a vista, gioca a scaricabarile con l’esecutivo, probabilmente perché tira a campare fino alle prossime elezioni europee. Non è che anche su questo terreno il presidente punta da farsi commissariare da Roma?”

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Sulle nomine del cda le deputate Elena Pagana e Gianina Ciancio denunciano il tempo perso della maggioranza, “che ha temporeggiato confidando nell’assenza dell’opposizione. “Noi – dicono – abbiamo deciso di bocciare le nomine a seguito di una valutazione di opportunità”.

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“Il governo regionale – scrive la Cisl Sicilia – si faccia carico una soluzione”: faccia sentire forte a Roma la voce dell’Isola perché nella Finanziaria che il Parlamento si accinge a discutere sia inserita una norma che trasferisca all’Agenzia delle entrate, Riscossione, le sue competenze e il suo personale. O, se Roma è sorda e distratta, “metta a punto, attraverso il confronto con le forze sociali, un nuovo progetto che assicuri efficienza operativa, tutela dei 700 dipendenti. E salvaguardia delle prerogative dell’Autonomia”.

Per la Cisl, siamo al bivio. E non ci sono altre strade. “Riscossione – rileva il sindacato – è sull’orlo dell’insolvenza e a seguito di un contenzioso con l’istituto bancario che le garantiva, praticamente priva di linee di credito”. Ieri il governatore Musumeci parlando in Aula all’Ars ha informato, si legge nella nota Cisl, di un incontro con il ministro dell’Economia Giovanni Tria durante il quale è stato deciso di istituire un tavolo tecnico, a Roma, sul tema. Ma sono passati una decina di giorni da quell’incontro e, ha precisato lo stesso presidente, nulla ha preso forma. Ora, rimarca il sindacato ricordando un celebre monito che rimanda a Tito Livio ed è tragicamente iscritto nella storia recente di Palermo, “dum Romae consulitur Saguntum expugnatur”. Il rischio, in assenza di una via d’uscita, è che il sistema nell’Isola si blocchi. Precipiti rapidamente. Esploda. “Anche perché finora – aggiunge la Cisl – per fronteggiare le obbligazioni societarie, stipendi compresi, l’istituto ha fatto fronte all’insufficienza di liquidità non versando il riscosso all’erario regionale, per decine di milioni”. Una omissione dettata dalla disperazione. Che non può essere una soluzione. Che porterà con sé sanzioni milionarie. E con cui dovrà fare i conti “il nuovo cda che confidiamo il governo regionale insedi quanto prima”.

Insomma, il sistema è al capolinea, ripete la Cisl. E “al governo della Regione chiediamo di assumere l’iniziativa. Noi siamo pronti a discutere e a confrontarci costruttivamente”.

Più ottimisti in casa Cgil con Fisac Cgil, Ugl Credito e Unisin che  definiscono in una nota “confortanti” le parole ieri all’Ars del Presidente della Regione Nello Musumeci che, “avocando a sé la delega sulla vicenda riscossione ha detto che la posizione del governo regionale è applicare la Legge in vigore aprendo un dialogo costruttivo con il Ministero dell’Economia e l’agenzia delle Entrate per farCgil confluire funzioni e personale di Riscossione Sicilia nell’Ente
nazionale di Riscossione”.

“E’ l’unica strada percorribile- scrivono le segreterie regionali e di coordinamento dei tre sindacati- che  imprimerebbe una svolta, applicando la legge regionale 16 del 2017, nella storia della riscossione in Sicilia”. I sindacati sottolineano che è stato chiarito che, come era ovvio perché scritto in modo netto nella norma, che Riscossione Sicilia non può essere liquidata senza un accordo con lo Stato che garantisca la riscossione in Sicilia ed i suoi dipendenti”. Fisac, Ugl credito e Unisin giudicano “non percorribile” l’ipotesi di creare un Ente regionale “perché la riscossione in Sicilia è attività strutturalmente in perdita, e pertanto solo se gestita su scala nazionale, con le opportune economie e standardizzazioni, ed equilibrando le perdite nel sud Italia con i ricavi del nord- rilevano-si può avere una riscossione unitaria, omogenea, efficiente ed economica”. “L’ipotesi di un ente regionale– sottolineano- condannerebbe la Regione a ulteriori gravi esborsi che i cittadini siciliani non si possono permettere, a fronte di un servizio efficiente ed a costo zero offerto da Agenzia delle Entrate nel resto d’Italia”.

Dai sindacati un appello alla ragionevolezza a tutti gli schieramenti politici “procedendo alla stipula di un accordo con reciproca convenienza, nell’interesse dei cittadini siciliani e dei 700 lavoratori del settore che attendono una mossa del Governo nella direzione segnata. Sappiamo bene che la nostra battaglia non è finita – concludono- e non
molleremo nemmeno un attimo la lotta, perché è la lotta per il nostro futuro e delle nostre famiglie”.

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