Presentata a Palazzo Reale la mostra “ROSALIA eris in peste patrona”. Promossa dalla Fondazione Federico II, in sinergia con l’Assemblea regionale siciliana e con la collaborazione del dipartimento regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, la Soprintendenza per i Beni Culturali e l’Arcidiocesi di Palermo, racconta attraverso 41 opere, più disegni preparatori e materiali a stampa e d’archivio, il culto devozionale a Rosalia Sinibaldi, divenuta Santa per avere liberato Palermo dalla peste.

“Oggi la Patrona di Palermo torna a Palazzo Reale dove ha vissuto e da cui è fuggita. Santa Rosalia ci ha salvato dalla
peste nel 1624. Oggi le chiediamo di liberarci dalle pesti moderne: dall’intolleranza verso i migranti, dall’odio, dal
razzismo e dalla cattiveria verso gli altri – ha detto il presidente dell’Ars e della Fondazione Federico II, Gianfranco
Miccichè – La ricorrenza di Santa Rosalia stasera sarà festeggiata con uno spettacolo di Salvo Piparo e Costanza Licata e con l’apertura del portone monumentale chiuso dal 1840, da cui entreranno i turisti che troveranno un nuovo e inedito percorso del Palazzo Reale che li porterà direttamente nella Sala Duca di Montalto dove è esposta la mostra”.

Miccichè ha spiegato che “l’apertura dell’ingresso monumentale di Palazzo Reale è un progetto che avevo iniziato dieci anni fa, quando venni eletto presidente dell’Ars per la prima volta: progetto che aveva subito uno stop ma che, grazie alla collaborazione degli uffici dell’amministrazione, guidati dal segretario generale, Fabrizio Scimè e di tutti coloro che hanno collaborato, ci consentono oggi di raggiungere questo straordinario risultato”.

Il direttore generale della Fondazione Federico II, Patrizia Monterosso ha sottolineato come sia cambiato il modo di promuovere e organizzare mostre da parte della Fondazione e dell’Ars: “Abbiamo invertito la rotta. Il nostro è un metodo di lavoro più difficile, complesso ma di profonda trasformazione e risultati straordinari – ha sostenuto – Tanta fatica e altrettanta energia impegnata nella ricerca e nello studio ci hanno regalato una sorpresa: scoprire quanto la grandiosità delle opere attorno alla Santa e alla sua devozione non sia un fatto esclusivo della storia e delle tradizioni siciliane”.