Don Leonardo Ricotta,non è più il Parroco della Parrocchia S. Agata a Villabate. Sarebbe stato proprio il parroco a presentare le sue dimissioni. Sembrerebbe che la motivazione del passo indietro del presbitero sia riconducibile alla nuove norme di sicurezza e anti contagio che le chiese devono rispettare. Il parroco avrebbe definito sacrilego distribuire l’Eucaristia nelle mani dei fedeli con i guanti monouso e da qui la decisione di dimettersi.

L’Arcidiocesi precisa e sottolinea come sia stato il parroco a presentare dimissioni. “È pertanto inesatta o pretestuosa la notizia diffusa da alcuni canali social secondo la quale Don Leonardo Ricotta sarebbe stato rimosso dall’ufficio di Parroco dall’Arcivescovo di Palermo”.

“In attesa della nomina del nuovo Parroco, l’Arcidiocesi di Palermo individuerà nei prossimi giorni un Amministratore parrocchiale – continua la nota -. Considerate le polemiche suscitate dagli stessi social, si coglie l’occasione per chiarire quanto segue. La prassi di distribuire la comunione nelle mani è in conformità alle norme emanate dal Magistero della Chiesa cui ogni cristiano cattolico deve religioso ossequio della volontà e dell’intelletto. La Congregazione per il Culto Divino, nell’Istruzione Redemptionis Sacramentum, del 2004, n. 92, afferma che ‘Se un comunicando, nelle regioni in cui la conferenza dei vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia’. La Conferenza Episcopale Italiana nell’Istruzione sulla comunione eucaristica. Fate questo in memoria di me, nn.14-15, già dal 1989 ammette la comunione nelle mani. Inoltre, celebrare l’Eucaristia esclusivamente con il Rito Romano secondo il Missale Romanum di Giovanni XXIII del 1962, quale forma straordinaria introdotta dal Motu Proprio Summorum Pontificum, emanato da Papa Benedetto XVI nel 2007, escluderebbe dalla partecipazione alla Messa la porzione di popolo di Dio che desidera prendervi parte attivamente secondo la forma ordinaria del Messale di Paolo VI, attualmente in uso. Sarebbero, così, gravemente compromessi il diritto e la libertà di buona parte dei fedeli.

Personali convincimenti, dunque, presentati da singoli come dottrina autentica, non possono essere imposti ai fedeli. Spetta al vescovo nella diocesi ‘dare norme in materia liturgica, alle quali tutti sono tenuti’, ‘per difendere l’unità della Chiesa universale’0 e «promuovere la disciplina comune a tutta la Chiesa» (Congregazione per il Culto Divino, Istruzione Redemptionis Sacramentum, nn. 176-177)”.