Confesso di essere un tradizionalista. Questo mio sentimento è amplificato dall’approssimarsi delle festività del Natale e della fine dell’anno. I ricordi prendono il sopravvento: quanta emozione nel preparare in famiglia il presepe, con la grotta di Betlemme e l’attesa della notte di Natale per porre il bambinello Gesù accanto a Giuseppe e Maria, nella grotta riscaldata dal fiato del bue e dell’asinello. Ognuno in famiglia riceveva un dono. Ma era sobrio, un piccolo oggetto, e per i piccoli un giocattolo che doveva durare ora e per sempre. Cosa resta di tutto questo? E perché parlarne un mese prima?

Dedico queste mie riflessioni, a chi al presepe preferisce l’albero natalizio, simbolo pagano di ordalie barbariche. Credo che tutto sia iniziato da lì, da una lenta e costante sostituzione dei simboli della Cristianità con le effiggiette di riti e tradizioni a noi lontane. L’albero di Natale ha aperto la strada ad altre date e ricorrenze, i Re Magi sono stati scalzati da Babbo Natale e i tempi dei festeggiamenti si sono dilatati, uscendo dalle mura domestiche per rifuggiarsi nei grandi magazzini.

I tempi del Natale oggi sono tempi di consumismo sfrenato, anche in epoca di recessione come quella che stiamo vivendo. Anzi, a maggior ragione, è proprio la crisi economica a trasformarci in animali consumatori, dipendenti seriali dello shopping compulsivo. Ed è per questa ragione, per spremerci come limoni, per farci spendere fino all’ultimo centesimo, che i tempi e i ritmi “commerciali” delle Feste di fine anno sono dilatati all’inverosimile. La prima tappa di questa corrida all’acquisto è il Black Friday, tradizione statunitense dei saldi di fine stagione dopo la festa del Ringraziamento. Un rito a stelle e strisce che oggi condiziona anche il nostro comportamento commerciale. E siccome bisogna svuotare i magazzini, oltre al venerdì nero, anche in Italia arriva il Cyber Monday, il giorno dedicato allo shopping hi-tech.

Le associazioni di categoria tengono bene i conti di quanto accade. L’anno scorso ogni italiano ha speso in media per il Venerdì nero circa 120 euro. A Natale, invece, la spesa ammonta a 500 euro e passa. Vuol forse dire che il Natale è ancora il nostro topic preferito? Non è esattamente così, perché dal budget natalizio, per correttezza di analisi, vanno sottratte le somme dedicate al cibo ed ai viaggi. Così, a fine novembre spendiamo per lo shopping quasi la stessa cifra che mettiamo in disparte per le strenne natalizie.

Voglio essere chiaro. In un mondo che valuta le persone per la loro capacità di spesa, questi dati ci dicono che le tradizioni si vanno affievolendo. Senza il Natale non saremo più gli stessi, perderemo le nostre radici. Ed allora che fare? Una soluzione c’è. Per Natale regalate un sorriso, donate un abbraccio, vivete con gioia l’amore che vi donano i vostri cari e ricambiatelo con tutta la forza che avete dentro. Per fare shopping ci sarà sempre tempo.

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