Caro ministro Fioramonti, continui a pensare alle merendine dei bambini. Ma non tocchi il crocifisso. “Non genera nessuna discriminazione. È l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino allora assente”. Così, più di trenta anni fa, Natalia Ginzburg, preziosa scrittrice di origine ebraica, spiegava le ragioni del Cristo in croce: è un simbolo che unisce ed è – anche per chi non è religioso – l’elemento su cui poggiano la cultura e l’identità storica del nostro paese e dell’Europa. Allora, perché il ministro Fioramonti vuole toglierlo dalle aule delle nostre scuole?

Con questa richiesta, il ministro dimostra di non sapere esattamente cosa sia la scuola – come istituzione – e quale ruolo essa debba svolgere. La scuola non può essere “laica” – nel senso banale e quasi dispregiativo a cui si vorrebbe ridurre – perché altrimenti la sua funzione sarebbe quella di una semplice fornitura di accumulazione di nozioni, una sorta di supermercato “laico” delle informazioni. Ma la scuola deve essere un percorso di crescita, anche etico. È un cammino che deve consentire a chiunque di scoprire il proprio talento e formare una coscienza critica.

Io sono cattolico. La proposta di Fioramonti mi ha turbato, esattamente come mi ha dato fastidio chiunque, da qualsiasi latitudine politica, abbia usato i simboli della nostra fede per ottenere un vantaggio politico. Rimuovere il crocifisso o sventolare davanti alle telecamere il rosario, come più d’una volta ha fatto Matteo Salvini, sono le due facce dello stesso errore.

Sul piano simbolico, il crocifisso – lo è anche il rosario – è il simbolo di una religione di pace, aiuto, dialogo e confronto. Se poi vogliamo leggere, in punta di diritto, la mossa di Fioramonti, è più che sufficiente ricordare la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, definitiva dal 18 marzo 2011: la presenza del crocifisso in una classe “non lede né il diritto dei genitori a educare i figli secondo le proprie convinzioni, né il diritto degli alunni alla libertà di pensiero, di coscienza o di religione”. Viviamo tempi orribili. Per cercare notorietà a tutti i costi, un politico, un rappresentante delle Istituzioni, è pronto a calpestare ingenuamente storia, tradizione, cultura e sentimento religioso. Per qualche click in più.

Articoli correlati