Legambiente Sicilia lancia una petizione per salvare le spiagge libere dalla privatizzazione in seguito alla crescente pressione sulle aree demaniali marittime. La situazione a cui si assiste, secondo Legambiente, vede una sostanziale privatizzazione delle spiagge, favorita dai ritardi nell’adozione dei Piani di Utilizzo del Demanio Marittimo-PUDM.
“Con le ultime linee guida del 2019 – si legge in una nota dell’associazione ambientalista – il governo Regionale favorisce la saturazione delle restanti spiagge libere con lidi, stabilimenti balneari e strutture commerciali (bar, ristoranti, locali di intrattenimento) che in molti casi, per le loro caratteristiche e modalità di conduzione, non sono riconducibili agli impianti di diretta fruizione del mare, i soli consentiti nella fascia di inedificabilità assoluta dei 150 metri”.
Secondo Legambiente, la permanenza di queste strutture, spesso realizzate con installazioni stabili, comporta da parte dei concessionari la pretesa, e talvolta la realizzazione diretta, di interventi di difesa rigida che degradano il valore della spiaggia.
Gli ambientalisti lanciano dunque un appello a Musumeci chiedendo la revoca del decreto dell’assessore regionale Territorio e Ambiente che contenente la modifica alle Linee guida per la redazione dei PUDM che, a parte ogni ulteriore considerazione di merito, ha avuto l’effetto concreto di bloccare l’approvazione dei piani già adottati dai Comuni e il congelamento di nuove concessioni sino all’approvazione dei PUDM.
Legambiente chiede, inoltre, la promozione e il sostegno della gestione delle spiagge libere da parte dei comuni attraverso il rifinanziamento e il potenziamento delle finalità delle leggi regionali d’istituzione del servizio di vigilanza e salvataggio per le spiagge libere siciliane e che le concessioni diventino appalti di servizio con gli introiti a favore dei Comuni, con obbligo di permettere il libero accesso alle fasce più deboli.
Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, lancia infine un appello a tutti i cittadini che vogliono liberamente andare in un mare libero. “Le giuste misure per impedire la diffusione del virus non devono penalizzare l’accesso alle spiagge e le aree libere. Tutti dobbiamo avere la possibilità di andare al mare, anzi le misure anti covid devono migliorare il nostro rapporto con il mare e la sua fruizione: più rispetto, equilibrio e sostenibilità”.
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