Collegamenti con la mafia, rapporti intimi torbidi sfociati anche in provvedimenti amministrativi che hanno finito con l’inquinare l’attività di governo a cominciare dagli affari attorno ai rifiuti e all’edilizia. Sono questi i passaggi più pregnanti della relazione prefettizia che ha portato allo scioglimento del Comune di San Giuseppe Jato per infiltrazioni mafiose. Intanto proprio ieri si è insediata la commissione straordinaria che guiderà l’ente locale per i prossimi 18 mesi a seguito dello scioglimento disposto dal presidente della Repubblica con decreto dello scorso 9 luglio, da ieri divenuto esecutivo.

Vicinanza alle consorterie mafiose

Lo spaccato che emerge è quello di amministratori che hanno operato avendo degli strettissimi rapporti con esponenti della locale cosca: “Rapporti di vicinanza – si legge nella relazione – che si sono manifestati anche in contesti pubblici quali matrimoni, cerimonie o altri eventi, episodi che hanno testimoniato la vicinanza degli amministratori di San Giuseppe Jato alle locali consorterie mafiose ed attengono ad una caratteristica forma di controllo del territorio storicamente operata da cosa nostra in quanto manifestano forme di rispetto nei confronti di chi è notoriamente appartenente o comunque vicino all’organizzazione criminale”.

Rifiuti ed edilizia in odor di mafia

Secondo quanto emerso nel corso dell’ispezione prefettizia, sarebbero state comprovate “numerose irregolarità e violazioni di legge nella gestione del settore dei rifiuti da parte dell’amministrazione comunale”. Si parla di “favoritismi” nei confronti di due società, entrambe riconducibili al locale contesto mafioso e che sono state destinatarie di provvedimenti interdittivi antimafia. Non solo: anche nel versante dell’edilizia si parla di “condizionamento dell’attività da una gestione familistica che ha consentito di ipotizzare l’esistenza di una ‘cabina di regia’ occulta, in grado di influire sulla regolare trattazione delle pratiche edilizie”. E poi ulteriori elementi arriverebbero persino dagli uffici comunali che hanno rilasciato la Scia, certificazione di inizio attività per l’apertura di attività commerciali, a titolari “notoriamente legati alle locali consorterie mafiose”: “Si attesta una gestione dell’ente avulsa dal rispetto dei principi di legalità” si legge ancora dalla relazione di scioglimento.

Ombre sul palazzetto dello sport e sui buoni spesa

Criticità sono emerse poi anche su altri ambiti importanti: su un’opera pubblica importante come quella del palazzetto dello sport costata 6 milioni di euro e mai completata e persino sul rilascio dei buoni spesa. “Sul palazzetto – scrive ancora il prefetto – è emerso uno sviamento dell’azione amministrativa del perseguimento dei pubblici interessi a beneficio di quelli della criminalità organizzata”. Lavori che avrebbero dovuto concludersi nel 2007 e che, sempre sulla base dell’ispezione, sarebbero stati costellati da ripetute interruzioni e numerose irregolarità. Per quanto concerne i buoni spesa, elargiti con fondi regionali e nazionali alle famiglie in difficoltà economica a causa del covid, addirittura gli ispettori avrebbero rilevato come un terzo delle domande accolte “risulta irregolare per la mancanza di verifica dei requisiti richiesti per poter beneficiare degli aiuti”. Fondi che quindi sono finiti a chi non ne aveva diritto e tra loro anche “a soggetti aventi legami con la criminalità organizzata”.