Era il 27 dicembre 2020, il V-Day dei vaccini Covid in Sicilia, quando Francesco Gervasi, colui che fisicamente ha portato le prime fiale in Sicilia, stringeva la mano all’allora presidente della Regione Nello Musumeci e all’allora assessore Regionale alla Sanità Ruggero Razza.
Adesso il dirigente medico, responsabile del laboratorio oncologico dell’Arnas-Civico, è anche responsabile della salute della segreteria provinciale del Partito Democratico, e in questa veste, oltre che quella di medico, lancia l’allarme: la sanità in Sicilia non è in buona salute. Tutt’altro.
Con la Regione, a suo dire, immobile di fronte a tutto questo. Se ne parlerà in un convegno lunedì ai cantieri culturali, istituto Gramsci, dal titolo che non lascia spazio ad interpretazioni: “La salute negata in Sicilia, vigiliamo sul Pnrr, le proposte del Pd”. Oltre lo stesso Gervasi, parteciperanno anche Anthony Barbagallo, segretario regionale del Pd e Marina Sereni, responsabile salute e sanità della segreteria nazionale del Pd.
Le classifiche Agenas
Gervasi prende come esempio le classifiche annuali dell’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, che piazza la Sicilia agli ultimissimi posti in qualsiasi voce: lista d’attesa, prestazioni ospedaliere, strutture e chi ne ha più ne metta. Una caporetto che, secondo Gervasi, “è ignorata dal Governo Schifani. Un silenzio assordante da parte loro, che avrebbero il compito di vigilare su tutto questo. Tutti parlano, ma nessuno agisce”.
Le interminabili liste d’attesa
“Per fare una mammografia ci si impiega un anno, per un’ecografia sei mesi e passa, e tutto questo con un finanziamento di Roma, 29 milioni di euro, per ridurre le liste d’attesa, con i fondi rimasti ancora nel cassetto. La politica a questo dovrebbe servire, a risolvere questo tipo di problema”, dice Gervasi, che lancia anche delle proposte. “Noi siamo sempre pronti a proporre delle idee, concretamente – dice il dirigente medico -. Per abbattere le liste di attesa si potrebbe istituire un network tra le varie strutture sanitarie dell’Isola, sia pubbliche sia private, in modo tale da poter collaborare fra di loro e abbattere le tempistiche. Non è possibile che una provincia come Palermo, la sesta area metropolitana d’Italia come grandezza, vada ancora a carbone, con tutte le tecnologie che abbiamo oggi”.
La connessione tra pubblico e privato per i pronto soccorso
Gervasi parla anche del sovraffollamento dei pronto soccorso, un altro problema della sanità in Sicilia: “Bisogna creare una rete, trasparente, tra sanità pubblica e privata, una connessione tra loro, in modo tale da non fare aspettare nessuno, dai casi meno gravi al vecchietto che si rompe una gamba e non ha un letto per essere operato – continua Gervasi-. Bisogna avere una trasparenza in entrata e in uscita dalle strutture, si può fare”.
Il problema del precariato
Un altro grande problema è il precariato della sanità, problema che riguarda in un modo o nell’altro migliaia di persone: “Basta con il precariato, bisogna regolare l’accesso e aprire una stagione, seria, di concorsi – dice il dirigente -. Negli ospedali periferici manca personale, dobbiamo stabilizzare e sfruttare questa occasione”.
Il Pnrr sulla sanità della Sicilia, una corsa contro il tempo
Sullo sfondo c’è il Pnrr, il piano nazionale che dovrebbe cambiare moltissime cose, tra cui la sanità in Sicilia. Dall’istituzione di case della comunità, luoghi di prossimità a cui i cittadini possono accedere per l’assistenza primaria, a quella di ospedali di comunità, piccole strutture (20 posti letto) per consentire un’accoglienza intermedia tra il ricovero a casa e quello in ospedale.
Per questi due investimenti alla Sicilia sono destinati 313,4 milioni di euro, su 3 miliardi complessivi. Nello specifico, circa 217 milioni andranno alla creazione di 156 case della comunità, di cui 58 hub – quelle principali che erogano servizi di assistenza primaria, attività specialistiche e di diagnostica di base – e 98 spoke (63% del totale), che offrono unicamente servizi di assistenza primaria.
Per quanto riguarda gli ospedali di comunità sono 43 quelli previsti in Sicilia, per un importo complessivo dal Pnrr di 96,4 milioni di euro. In 38 casi si tratterà di interventi di ristrutturazione, mentre per 5 progetti sono previste nuove costruzioni o l’ampliamento di strutture esistenti.
Un progetto ambizioso, da “sanità svedese”, che dovrebbe partire già da fine giugno, visto che le cantierizzazioni di tutte queste opere dovrebbero essere comunicate entro il 30 giugno, con l’obbligo, più che l’obiettivo, di finire tutto entro il 31 dicembre del 2026, altrimenti tutto potrebbe essere perduto. Insomma, viste le tempistiche siciliane, potrebbe essere una corsa contro il tempo.
“Si tratta senza dubbio di una riforma epocale, e noi siamo pronti a vigilare su tutto – dice Gervasi -. Anche qui ci sono dei grandi problemi, come ad esempio il personale. Dato che non si faranno assunzioni, chi andrà in queste strutture? Ci saranno spostamenti, ma come? Non sarà una cosa facile. Se tutto va come dovrebbe, l’ospedale diventerà un extrema ratio, perchè avremmo persone assistite in casa e in comunità”.
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