Prosegue la mobilitazione dei lavoratori Asu dei Beni culturali siciliani che chiedono maggiori tutele occupazionali come un contratto a tempo indeterminato e salari più dignitosi. Inoltre in queste ore è arrivata un’altra richiesta: le dimissioni dell’assessore ai Beni culturali siciliani Alberto Samonà. Tra le varie manifestazioni in programma in tutta l’Isola, oggi anche a Palermo i lavoratori sono scesi in piazza.
La protesta oggi Palermo
Così non si ferma la protesta dei lavoratori Asu dei Beni culturali siciliani. Da alcuni giorni in diverse parti della Sicilia è scattata la serrata. In programma ci sono tre giorni di mobilitazione in vista dello sciopero, proclamato ufficialmente da Fp Cgil Sicilia per il 27 giugno. Questa mattina a Palermo i lavoratori in sciopero si sono radunati a piazza Croci dove hanno mostrato cartelloni e striscioni che rappresentano la delusione nei confronti del governo regionale, in primis, nei confronti dell’assessore Samonà.
Non arretriamo di nulla
“Non arretreremo di un millimetro – annunciavano ieri il Segretario Generale, Gaetano Agliozzo, e la Segretaria regionale, Monica Genovese – andremo avanti fino in fondo, convinti che stiamo facendo una battaglia legittima e sacrosanta per rivendicare i diritti a beneficio di una categoria che merita rispetto e il giusto riconoscimento giuridico ed economico. Uomini e donne, padre e madri di famiglia che, grazie alla presenza e alla disponibilità, consentono ai siti siciliani di essere aperti e fruibili, anche con turni serali e festivi”.
Perchè protestano gli Asu
Si tratta di un esercito di 280 lavoratori che, a fronte di un’attività al servizio della pubblica collettività, ricevono 600 euro al mese, senza alcuna indennità aggiuntiva.”Il governo regionale – dicono – non può fare orecchie da mercante e non dare risposte alle richieste avanzate nei Tavoli di confronto. Silenzio assordante rispetto a precise rivendicazioni formulate: integrazione oraria, piano di fuoriuscita e inserimento nei piani di fabbisogno del personale. L’assessore al ramo, Alberto Samonà, prenda atto di queste legittime esigenze dei lavoratori e si muova di conseguenza. E lo faccia in tempi rapidi oppure lasci che lo facciano gli altri, certificando così il fallimento del suo operato. Affidare la soluzione della vertenza alla pronuncia della Corte Costituzionale sull’articolo 36 della scorsa finanziaria, consapevoli che i tempi sono lunghi – concludono Agliozzo e Genovese – testimonia l’assoluta mancanza di volontà politica da parte del governo regionale di stabilizzare questi lavoratori. Noi non ci stiamo e lotteremo con determinazione per raggiungere l’obiettivo. La protesta non si fermerà”.
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