No alla stabilizzazione dei 300 precari regionali inseriti nelle fasce più alte perché si tratta di un provvedimento “anticostituzionale e illegittimo”. No anche perché prima bisogna riorganizzare i ruoli dell’amministrazione. I Cobas Codir regionali, il sindacato più rappresentativo del comparto, scende in campo in difesa dei precari di livello più basso che definiscono ‘senza padrini’ e minaccia di disertare i tavoli di trattativa.

“Abbiamo dimostrato, erga omnes, la vetustà dell’organizzazione del lavoro nell’Amministrazione regionale e del suo sistema classificatorio, una situazione che è sotto gli occhi di tutti: ma assistiamo, oggi, all’ennesimo voltafaccia di un governo regionale che si dimostra, così facendo, inadeguato raggiungendo il fantasmagorico risultato di dimostrare che “al peggio non vi è mai fine”!”

L’attuale esecutivo, infatti, credendo forse di avere già acquisito il risultato “anticostituzionale e illegittimo” – si legge nel documento sindacale –  della stabilizzazione di “300 precari di serie A” con il titolo di studio nelle qualifiche alte e nella dirigenza, adesso – attraverso una proposta provocatoria e inaccettabile sulla riclassificazione – mostra il suo vero volto, calpestando i diritti sacrosanti di chi non ha padrini e, seppur tra mille difficoltà, porta avanti la macchina amministrativa senza alcun riconoscimento”.

Lo scontro sale, dunque, di tono ed è rivolto alla politica più che all’amministrazione “La frigida e scadente politica siciliana aveva già tentato di indebolire le organizzazioni sindacali portabandiera dei diritti di chi non ha Santi in Paradiso, in materia di riqualificazione e riclassificazione, attraverso la sponsorizzazione di gruppi e gruppuscoli, collocando i loro responsabili negli uffici di gabinetto e che oggi portano a casa questo vomitevole e miserevole risultato: la diffusione di una provocatoria e ripugnante bozza di riclassificazione”

Il sindacato autonomo minaccia azioni di protesta “Il Cobas Codir non assisterà inerme a questo ulteriore scempio e si opporrà in tutte le sedi e con ogni forza alla stabilizzazione illegittima dei 300 precari portata avanti prima di un serio e complessivo processo di riclassificazione e si appellerà alle Istituzioni nazionali affinché anche in Sicilia, nelle more di una vera riforma del personale tutto, si avviino da subito anche i concorsi esclusivamente interni (previsti espressamente dalla Legge Madia) per coprire il 30% dei posti già disponibili”.

La piattaforma delle rivendicazioni e ampia e articolata e riguarda la riclassificazione generale di tutto il personale con progressione giuridica e aumento economico adeguato alle funzioni; la revisione immediata delle indennità come già previsto dal CCRL; l’intervento legislativo per sanatoria dei contributi pensionistici mai
versati per l’attuale categoria A e B sfruttata come LSU fino al 2005; l’apertura immediata stagione contrattuale economica CCRL 2019/21 con aumenti adeguati.

Il sindacato sta predisponendo, “anche in risposta a queste continue provocazioni governative”, una serie di dossier da presentare alla Corte dei Conti e alle Procure competenti rappresentando “i molteplici sperperi
della Regione Siciliana.

Infine il sindacato sta valutando se disertare, per protesta, le tre convocazioni del 6 luglio ritenute inutili e il cui ordine del giorno è considerato “irricevibile e composto da inaccettabili provocazioni”

(nella foto una manifestazione di precari regionali)