• Sicilia deposito di scorie nucleari con individuazione di quattro siti
  • La protesta dopo l’individuazione dei siti per il deposito di scorie nucleari
  • Scorie nucleari ed il fronte politico trasversale del “No”

La ricostruzione dei fatti

La Sogin (Società pubblica responsabile degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi),
con l’autorizzazione del Ministero dello Sviluppo economico e del Ministero dell’Ambiente, ha pubblicato la Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi).

Sette Regioni sono state individuate come aree potenzialmente idonee alla costruzione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi: si tratta di Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia. Si legge nelle tavole allegate alla Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee. In Sicilia sono state individuate quattro aree potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nazionale nucleare. Si trovano nelle province di Trapani, Palermo e Caltanissetta.

Nel dettaglio, i Comuni sono Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera potrebbero ospitare in futuro le scorie nucleari derivanti dalle centrali dismesse. In base a questi pareri, il Ministero dello Sviluppo Economico convaliderà la versione definitiva della Carta, ovvero la Cnai, la Carta Nazionale delle Aree Idonee. La Cnai sarà il risultato dell’aggiornamento della Cnapi sulla base dei contributi emersi durante la consultazione pubblica. Sarà una procedura fortemente partecipata e trasparente, condotta coinvolgendo gli amministratori e i cittadini tutti, e al termine della quale potranno pervenire le candidature dei comuni.

La costruzione del deposito nazionale per i rifiuti radioattivi di bassa e media intensità e del Parco tecnologico annesso prevede dei benefici economici per il territorio che lo ospiterà.

La protesta degli amministratori locali

Il Cars, comitato amministratori locali siciliani, che raggruppa al suo interno circa trecento membri, tra sindaci, assessori e consiglieri comunali, esprime la propria assoluta “contrarieta’ in merito alla individuazione delle quattro aree potenzialmente idonee per la costruzione del deposito nazionale nucleare individuate in Sicilia, nelle province di Trapani, Palermo e Caltanissetta”.

“Apprendiamo con stupore che è stato elaborato un documento dalla Società di gestione degli impianti nucleari, validato dalle agenzie che si occupano di nucleare, di ricerche ambientali e infine approvato dal Governo Nazionale – scrivono -. Siamo pronti a qualsiasi protesta anche ferma e intransigente, qualora tale ipotesi dovesse diventare concreta, perche’ riteniamo insensato individuare in un territorio vocato principalmente al turismo ed all’agricoltura la sede di un possibile deposito di rifiuti radioattivi. Inoltre facciamo appello al buon senso del Governatore Nello Musumeci, del Presidente dell’Ars Gianfranco Micciche’, dei vertici del Governo e del Parlamento Regionale siciliano, affinché – unitamente anche a noi amministratori locali – attivino ogni iniziativa utile a scongiurare tale paventato programma che, ove realizzato, determinerebbe seri rischi e pesanti svantaggi ad una Regione già provata da onerose questioni da risolvere per il bene delle nostre comunità”.

“Esprimo la piena condivisione dell’ANCI Sicilia per le iniziative dei comuni e delle realtà associative, produttive e ambientaliste dei territori provinciali di Caltanissetta, Palermo e Trapani, contestando il piano nazionale dei depositi radioattivi che individua nella nostra regione 4 aree in cui i rifiuti nucleari dovrebbero essere conferiti. Tutto questo è in evidente contrasto con le vocazioni economiche e ambientali dei territori interessati”.
Questo il commento di Leoluca Orlando, presidente dell’Associazione dei comuni siciliani, che aggiunge: “Su un tema così delicato come quello dello smaltimento dei rifiuti nucleari e della tutela ambientale, ribadisco ,come Anci Sicilia, la necessità che si avvii un confronto con il Governo nazionale e con il Governo regionale che tenga conto delle diverse realtà”.

La protesta del mondo politico e delle associazioni

Unanime e trasversale il fronte del ‘no’ che si è sollevato in questi giorni. L’allarme globale provocato dal coronavirus – ha sottolineato Coldiretti Sicilia – ha fatto emergere una maggior consapevolezza sul valore strategico rappresentato dal cibo e dalle necessarie garanzie di qualità e sicurezza che vanno difese e valorizzate per difendere la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e creare nuovi posti di lavoro. L’idea di mettere scorie nucleari nella nostra Regione, in aree dove da anni si lavora sul potenziamento delle caratteristiche ambientali, è paradossale e bisogna attivarsi subito perché non succeda”, conclude Coldiretti Sicilia.

Nell’isola c’è già chi chiama alla mobilitazione generale. A parlare è Luigi Sturniolo, portavoce di Antudo – rete dei comitati per l’indipendenza della Sicilia: “Chiamiamo tutti i siciliani e le siciliane a mobilitarsi contro questo nuovo progetto di morte e devastazione ambientale che lo Stato italiano vuole riservare alla nostra isola senza il consenso popolare. I luoghi selezionati come idonei, peraltro, non rispettano neppure i criteri dettati dall’Ispra nel 2014. Per citarne alcuni: dovevano essere luoghi poco abitati, con una sismicità modesta, senza vulcani né rischi di frane e alluvioni; non a quote troppo elevate (non oltre i 700 metri sul livello del mare), non su pendenze eccessive, non troppo vicine al mare; abbastanza vicine ad autostrade e ferrovie per poter essere raggiunte comodamente dai carichi di materiale da stoccarvi; lontane da zone legate a produzioni agricole di particolare qualità e tipicità e luoghi di interesse archeologico e storico. Se volessimo guardare anche solo a due dei Comuni scelti – Petralia Sottana e Castellana – che si trovano nel complesso montuoso delle Madonie, non rispettano quasi nessuno di questi criteri. Eppure si trovano in quella lista”.

Alessandro Aricò, capogruppo all’Ars di DiventeràBellissima annuncia intanto una interpellanza urgente. “Siamo contro inutili allarmismi-dice Aricò- ma il principio di tutelare la nostra salute è inderogabile e sarà oggetto di tutte le azioni necessarie affinché sia rispettato e difeso”. Anche il M5S all’Ars ribadisce il secco rifiuto di fare della’isola un deposito di stoccaggio di rifiuti nucleari. Per questo due anni fa aveva presentato una mozione, (primo firmatario Nuccio Di Paola), approvata all’unanimità dall’Aula, che impegnava il governo regionale “a dichiarare denuclearizzato l’intero territorio della Regione Siciliana, ad imporvi l’assoluto divieto allo stoccaggio e al transito di scorie nucleari e a dichiarare la totale contrarietà all’individuazione della Sicilia come sede di deposito nazionale per i rifiuti radioattivi”.

“Vorremmo capire – dice Di Paola- cosa ha fatto Musumeci in questi due anni per non tramutare in carta straccia, come purtroppo troppo spesso avviene con le mozioni – la volontà del Parlamento siciliano. Se non ha fatto nulla, come crediamo, recuperi l tempo perso, ci sono ancora i margini per farlo. Altri presidenti di Regione hanno preso posizione, perché la Sicilia non lo ha fatto?”

“Non c’è dubbio che quello dei rifiuti – spiega il deputato regionale del Pd, Nello Dipasquale – nucleari sia un problema che va gestito ed è responsabilità del Governo trovare il modo per farlo, ma non può essere la Sicilia, ancora una volta, a pagare perché abbiamo già dato, soprattutto in termini ambientali, avendo davvero poco in cambio: penso ai petrolchimici di Gela, Priolo e Milazzo, al Muos. Danni enormi sul piano ecologico, mai sanati”.

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