“Le quattro aree presentano caratteristiche fisiche, geomorfologiche, sismiche, culturali, infrastrutturali, ambientali e naturalistiche che risultano essere incompatibili con la proposta della loro individuazione quali possibili sedi del Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi“.

È quanto si legge nella delibera approvata dal governo Musumeci che reputa “assolutamente non idonei” i quattro siti individuati dal Cnapi in Sicilia. La linea del governo è stata ribadita stamani dall’assessore regionale all’Ambiente, Toto Cordaro, durante un’audizione in commissione Territorio dell’Assemblea siciliana.

Intanto si riunirà già venerdì prossimo il gruppo di lavoro costituito dal governo Musumeci (con delibera del 7 gennaio) e che si occuperà di redigere le osservazioni rispetto ai 4 siti ritenuti potenzialmente idonei, secondo la carta Cnapi, a ospitare il deposito nazionale di rifiuti radioattivi: lo studio sarà consegnato al governo nazionale entro sessanta giorni, come previsto dal percorso Cnapi. Il gruppo di studio è presieduto dall’assessore all’Ambiente in Sicilia, Toto Cordaro; il coordinatore tecnico è Aurelio Angelini. Ne fanno parte la presidente della commissione Ambiente dell’Assemblea siciliana Giusy Savarino, i sindaci dei cinque comuni (Trapani, Calatafimi-Segesta, Castellana Sicula, Petralia Sottana, Butera) che ricadono nelle 4 arre individuate dal Cnapi, i componenti della Commissione tecnica specialistica per il supporto allo svolgimento delle istruttorie per il rilascio di tutte le autorizzazioni ambientali di competenza regionale. Inoltre, l’assessore Cordaro è in attesa dei nominativi dei quattro accademici che faranno parte del gruppo di lavoro in rappresentanza delle quattro Università siciliana (Palermo, Catania, Messina, Enna) che hanno dato la loro disponibilità.
“Fin da subito ascolteremo comitati, movimenti, ordini professionali, liberi cittadini che vorranno contribuire a dimostrare la non idoneità delle quattro aree – spiega l’assessore Cordaro – Dopo di che passeremo subito alla redazione del dossier per le controdeduzioni, che presenteremo al governo nazionale. Siamo preoccupati ma siamo consapevoli delle ragioni che hanno indotto il governo Musumeci a manifestare la netta contrarietà rispetto ai siti individuati in Sicilia, sia per ragioni di sicurezza sia in termini di sviluppo delle vocazioni turistiche e culturali della nostra isola”.

“Scorrendo l’elenco dei 67 siti potenzialmente idonei ad ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radiottivi, con stupore abbiamo visto che manca il comune di Trino, nel Vercellese. Eppure i suoi amministratori avevano dato disponibilità, tempo addietro persino ad ospitare una centrale nucleare”, continua l’assessore Cordaro.

“La natura insulare, di per sé, rappresenta un elemento ostativo alla creazione di un Deposito di rifiuti nucleari” in Sicilia “in ragione del rilevantissimo rischio di incidente connesso al trasporto dei materiali radioattivi per via terra e per via mare”. Lo sostiene il governo Musumeci, contrario alla creazione del Deposito in uno dei quattro siti ritenuti potenzialmente idonei dal Cnapi. La maggior parte dei rifiuti in questo momento, evidenzia ancora l’assessore Cordaro, si trova al Nord. Il governo ricorda che nell’isola “sono stati riconosciuti sette siti Unesco e due geoparchi Unesco, di cui uno proprio nel Parco delle Madonie, territorio di Castellana Sicula e Petralia Sottana”, due delle quattro aree individuate.

“Dei 67 siti individuati come potenzialmente idonei a ospitare il Deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che sorgerà in una di queste aree, 12 sono ritenuti ‘molto interessati’, 11 ‘interessanti’ e 44 ‘meno interessanti’: le quattro aree della Sicilia rientrano tra le ‘meno interessanti'”, evidenzia in conclusione Cordaro.

“Ne eravamo certi prima, lo siamo ancora di più ora: il deposito di scorie radioattive in Sicilia non ci sarà mai. Il coro di no arrivato oggi in commissione Ambiente dell’Ars da parte dei sindaci delle aree chiamate in causa dalla carta delle aree potenzialmente idonee (CNAPI)è una sorta di pietra tombale sull’eventualità di un sito di stoccaggio in Sicilia”. Lo affermano i deputati del M5S componenti della commissione Ambiente di Palazzo dei Normanni, Giampiero Trizzino, Stefania Campo e Stefano Zito, a margine della seduta che ha visto la partecipazione dei sindaci dei Comuni (Trapani, Castellana Sicula, Petralia Soprana, Butera, Calatafimi Segesta) che confinano con i terreni indicati nella CNAPI e degli assessori Cordaro e Pierobon. “Il coro del No – dicono i deputati 5 stelle – è stato unanime. Le condizioni geografiche, le infrastrutture, il carattere insulare, nonché i siti di pregio agricolo hanno portato gli amministratori locali a non accettare la proposta della CNAPI”. “Ricordiamo – afferma Trizzino – che questa carta è solo una proposta e nulla di definitivo, sulla quale si devono determinare le amministrazioni locali coinvolte. Essendo queste tutte in linea nel non accogliere la proposta ed essendo questa anche l’idea del Governo regionale, la Sicilia – lo possiamo dire senza incertezze – si dichiara unanimemente contraria ad ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive”.

Un divieto assoluto di creare in Sicilia un deposito nazionale dei rifiuti radioattivi e una interlocuzione istituzionale per una modifica al decreto legislativo nella direzione di non anteporre, in assenza di manifestazioni di interesse, il criterio economico a quello della salute e dell’ambiente, non tralasciando, quindi, il criterio scientifico, in base al quale sono state già individuato le aree più idonee, nella scelta dei siti maggiormente idonei per lo stoccaggio di queste scorie. Questi i punti fondamentali della mozione e della risoluzione presentate dal gruppo all’Ars di Attiva Sicilia, prima firmataria Valentina Palmeri.

“La Sicilia – spiega Palmeri – ha già pagato un tributo ambientale molto alto con la presenza degli stabilimenti petrolchimici di Augusta, Gela, Milazzo, mai piu soldi contro ambiente e salute, opportunità momentanee contro opportunità permanenti. Ma non solo: la nostra regione deve compiere passi in direzione della sua vocazione turistica, naturalistica e ambientalistica e non si può correre il rischio di fare delle scelte in netto contrasto con la tutela e la valorizzazione del paesaggio. Le aree indicate come idonee in Sicilia per ospitare il deposito sono prossime a un parco e a vari siti archeologici, riserve naturali, grotte e acque termali, aziende agricole, produzioni di pregio, Dop, Igp, ecc: l’eventualità di veder realizzato il deposito comporterebbe gravissime ripercussioni alla loro economia”. A questo si aggiungono i dubbi sull’analisi sismica, in considerazione del fatto che, sottolinea Palmeri, “il territorio siciliano è interessato da nota e ripetuta attività sismica”.

Nei documenti di Attiva Sicilia, inoltre, si mette in evidenza che “nel D.M. n. 340/2018 si disvela un quadro ben diverso da quello mediaticamente prospettato, nel senso che per 50 anni il deposito ospiterà soprattutto le scorie nucleari pesanti delle centrali nucleari non più in esercizio”.

Nella mozione e nella risoluzione, infine, si chiede una interlocuzione con lo Stato per una modifica del decreto legislativo 31/2010 in modo da prevedere che “in caso di assenza di manifestazioni d’interesse, la Sogin S.p.A promuova trattative bilaterali solo con le Regioni interessate dalla presenza di siti aventi le migliori caratteristiche, e non, com’è attualmente, con tutte le Regioni interessate”.

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