Nonostante la pesante siccità del primo bimestre 2020, le conseguenze sui volumi degli invasi sono molto limitate.

È quanto emerge dal report mensile diffuso dall’Autorità di Bacino della Regione siciliana sulla situazione delle dighe al primo marzo. Secondo gli uffici che hanno predisposto il monitoraggio siamo molto al di sotto dei volumi dello scorso anno, quando erano disponibili 110 milioni di metri cubi in più, ma ben sopra i livelli preoccupanti del 2018, quando le disponibilità erano di circa 120 Mmc inferiori di quelle attuali.

Il monitoraggio non comprende le piogge cadute negli ultimi giorni, che comunque secondo i tecnici della Regione sono state finora poco significative e hanno prodotto qualche lieve deflusso utile solo su pochi invasi.

In questa fase i terreni così secchi tendono ad assorbire tutta la precipitazione e servirebbero perturbazioni ben più consistenti per incrementare le riserve. La notizia positiva è che nelle aree occidentali e tirreniche si attenua, almeno parzialmente, il fabbisogno irriguo, dando respiro alle coltivazioni di cereali.

L’assessore regionale all’Energia e servizi di pubblica utilità, Alberto Pierobon, nei giorni scorsi ha effettuato una verifica con il dipartimento Acque e rifiuti sulla capienza degli invasi e le risorse al momento investite, circa 27 milioni e 850 mila euro, per consentire il recupero della capacità degli invasi e il ripristino della funzionalità.

L’assessore ha chiesto di programmare lo stato di avanzamento degli interventi di pulizia e procedere con le operazioni. Sul fronte dighe il governo Musumeci sta lavorando su più interventi.

A dicembre la giunta regionale ha stanziato 600 mila euro per progettare la gestione e la messa in sicurezza di 8 invasi, attraverso i cosiddetti progetti di gestione.

A beneficiare delle somme sono le dighe Arancio, Furore, Gorgo Lago, Lentini, Paceco, Ponte Barba, San Giovanni e Santa Rosalia.

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